ORVIETO – Un’edizione decisamente fortunata la 17esima campagna di scavo a Campo della Fiera. Dopo la scoperta due settimane fa di un mosaico marino con tessere in bianco e nero, ora, sono emersi nuovi rinvenimenti di eccezionale interesse per la città: è stata scoperta infatti una fornace di forma rotonda dove nel terzo secolo avanti Cristo si cuocevano ceramiche.
«La struttura – spiega la direttrice degli scavi, la professoressa Simonetta Stopponi – conserva ancora il sostegno centrale, destinato a sorreggere il piano forato della camera di combustione, e il piccolo corridoio che immetteva nell’ambiente per il fuoco.
Si sono rinvenuti distanziatori di varia forma che, posti tra un vaso e l’altro, impedivano alle ceramiche di aderire tra loro; inoltre, sono stati rinvenuti anche alcuni scarti di lavorazione. È appena affiorante, infine, una seconda fornace di settimo secolo dopo Cristo che potrebbe offrire altri elementi di interesse».
Ad Orvieto si conoscono fornaci, scoperte nel secolo scorso, nella zona di San Domenico, ma oggi non sono più visibili. «Ora i ceramisti orvietani – concludono gli archeologi impegnati nelle ricerche – possono dire che la loro tradizione produttiva risale con sicurezza ad epoca molto antica e la produzione locale di vasellame non ha mai avuto soste».
Ora, però, c’è un problema da affrontare, il solito: il vile denaro senza il quale però, reperti di questo genere finiscono per essere irrimediabilmente rovinati dal contatto con gli agenti atmosferici. Da qui l’appello agli imprenditori orvietani affinché partecipino alla loro conservazione.
«Le fornaci necessitano di restauri conservativi – aggiungono infatti gli archeologi – ed attendono la generosità di nuovi mecenati, magari anche tra gli attuali produttori di ceramica, per continuare a testimoniare una fabbricazione che ha reso famosa la città».
Insomma, quest’anno, l’archeologia orvietana ha di che rallegrarsi. Anche dal sito di Crocifisso del Tufo, come “le tombe etrusche” dove sta per concludersi la seconda campagna promossa dal Comune di Orvieto in collaborazione con il trust di scopo Sostratos, è emersa una grossa novità: una deposizione, databile alla fine VI secolo a.C. Una tomba intatta, coperta con un piccolo lastrone in tufo, la cui rimozione ha rivelato la presenza del corredo di un individuo traslato, i cui resti scheletrici erano stati rideposti accuratamente su un letto funebre in miniatura, a ricordare le più monumentali tombe a dado che caratterizzano il sito, facendone uno dei complessi più interessanti d’Etruria.