Il Casermone a disposizione delle attività umane insediate nelle aree di esondazione del Paglia (cioè la città vera che apre le porte alle vittime dell’imprevidenza collettiva) è un’idea che forse a molti è venuta in mente, ma che solo Gianni Marchesini e Carlo Perali, i due più brillanti “utopisti” che circolano in Orvieto, potevano articolare e gridare ai quattro venti. E quando dico “utopisti” so quel che dico, perché mi richiamo al significato positivo di utopia, che è l’idea praticabile purché se ne colga il contenuto eccentrico rispetto alla desolazione dell’opinione corrente. La caratteristica principale dell’utopia positiva è di essere snobbata da parte di tutti coloro che sono troppo stupidi per capirla o che sono troppo intelligenti per permettersi il lusso di non averci pensato loro. Ciò nonostante è bene che su questa utopia si rifletta per affinarla e rivestirla di elementi concreti senza aspettare la prossima alluvione.
“Di vita non si muore”, appuntamento al BiPop con l’autrice Claudia Cipriani
Al Bilocale Popolare verrà proiettato “Di vita non si muore”, film- documentario su Carlo Giuliani scritto e diretto da...