Nel 2019, l’allora presidente del parlamento europeo Antonio Tajani, venne accusato di (cit.) “irredentismo” e “revisionismo” storico, per le parole pronunciate alla foiba di Basovizza, dove durante la cerimonia per il Giorno del Ricordo esaltò (cit.) “Istria italiana” e “Dalmazia italiana”. Le sue dichiarazioni provocarono un coro unanime di sdegno, di critica e di condanna da parte dei governi di Slovenia e Croazia; i leader di Lubiana e Zagabria protestarono ufficialmente con l’Italia scrivendo al Presidente della Repubblica. Qui una fonte di stampa.
In termini di manipolazione della storia a fini di propaganda di parte anche in Umbria non siamo stati da meno, e fu così che – ad esempio – nel 2011 il Comune di Bastia Umbra intese celebrare il Giorno del Ricordo con un manifesto che riportava una foto (ormai famosa) dove c’erano militari italiani che fucilavano contadini sloveni e non, si badi bene, partigiani titini che fucilavano italiani, come invece si voleva far credere.
Per tale ragione, il governo Sloveno protestò energicamente contro (cit.) “la falsificazione della storia e la manipolazione dei documenti storici”. Link di approfondimento. Da qualche anno invece, il Comune di Terni sembra voler dar spazio nientemeno che alle gesta di Pietro Cappellari, autore dichiaratamente filo-fascista, nostalgico della Repubblica Sociale Italiana, che il Sindaco di Terni aveva già ricevuto, ancorché informalmente, già nel 2018. Cappellari era già salito agli onori delle cronache, per aver definito nei sui libri la Liberazione come “falso mito” e per aver pubblicato su Facebook dei post-choc, come quello con una sua foto davanti a un carro armato durante la rievocazione storica a Nettuno, scrivendo: (cit.) “Finalmente i camerati germanici sono venuti a liberarci”.
Non c’è da stupirsi quindi se il Giorno del Ricordo, istituito con Legge nazionale 92/2004, si sia trasformato quasi da subito in un’occasione di propaganda della destra, anziché, come avrebbe potuto essere, un’occasione di confronto non, si badi bene, tra “opposte tifoserie”, bensì tra coloro che la ricerca storica la fanno seriamente, e che non avrebbero avuto problemi a rapportarsi anche con le associazioni rappresentanti degli esuli.
Ad Orvieto, in diverse occasioni pubbliche, lo abbiamo ribadito più volte; lo hanno ribadito anche gli storici che abbiamo invitato; ma quando non ci sono nemmeno le intenzioni, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, mentre si continua a blaterare di “iniziative negazioniste” senza aver mai avuto l’ardire di approfondire alcunché. Negazionisti saranno semmai coloro che dimenticano oltre 20 anni di pulizia etnica perpetrata dalle forze di occupazione italiane nella ex Jugoslavia, dal 1920 fino alla fine della guerra, attraverso torture, stupri, internamenti e violenze di ogni genere.
Per quanto sopra esposto e tanto altro ancora, ci sembrano decisamente inopportune e fuorvianti anche dal punto di vista dell’insegnamento della storia, le modalità con le quali alcuni studenti dell’Iisacp di Orvieto continuano ad essere “premiati” – (cit.) (…) selezionati tra i più meritevoli di tutti gli indirizzi (…) – con la partecipazione alla cerimonia nel Giorno del Ricordo presso la foiba di Basovizza. Ragazzi giovanissimi fotografati dietro le bandiere di Istria e Dalmazia di fianco a quella italiana che inevitabilmente ci riportano col pensiero alle dichiarazioni di Tajani dello scorso anno.
Riteniamo che questioni così complesse come quelle della storia del confine orientale d’Italia, dell’occupazione nazifascista della ex Jugoslavia, delle foibe e di quanto accaduto anche dopo la guerra, meriterebbero ben altro approccio, meno propagandistico e maggiormente basato su evidenze storiche e di archivio. Ai giovani studenti diciamo che la foiba di Basovizza è un falso storico diventato monumento nazionale e li invitiamo, se vorranno, ad approfondire le loro conoscenze in materia, a partire dalla consultazione di questo breve video e del seguente dossier.
Confederazione COBAS – Comitati di Base dell’Orvietano