All’incirca ogni sei mesi c’è una questione “Le Crete” che tiene banco e sulla quale si accende il dibattito cittadino non tanto per il tema dell’ambiente ma per la contrapposizione politica e, talvolta, per la sua strumentalizzazione. La questione odierna è relativa alla sonora reprimenda che l’amministrazione comunale di Orvieto ha ricevuto da parte del TAR sulle procedure di valutazione di impatto ambientale relative agli impianti di riciclo ed alla discarica.
C’è infatti una colpevole assenza di Germani che, a detta del primo grado di giudizio, viene equiparata ad una “non opposizione” ai progetti presentati da Acea con il benestare della Regione Umbria. A questa si aggiunge l’ammissione della conformità di quei progetti all’attuale dispositivo di pianificazione, al piano regolatore, ed al rimandare la palla da parte del Sindaco nel campo del Consiglio comunale. Consiglio che ha deliberato la contrarietà, nel caso della discarica, ad ogni espansione. Una contrarietà netta e chiara che però non ha impedito al Tribunale Regionale di dare ragione ad Acea ed alla Regione contro la città di Orvieto. Arrendersi o combattere al Consiglio di Stato?
Di seguito la posizione di Lucia Vergaglia, capogruppo pentastellata:
«Non è la prima volta che il Tar di via Baglioni a Perugia da ragione alla regione Umbria, che ha sede a 200 metri di distanza in piazza Italia, costituita in giudizio contro Orvieto. Le altre volte siamo dovuti ricorrere al Consiglio di Stato per far rispettare le decisioni che il Consiglio comunale di Orvieto ha deliberato, con un aggravio dei costi per i cittadini ed una gran perdita di tempo. Purtroppo sappiamo che in questi anni sta funzionando così e sappiamo che bisogna rimboccarsi le maniche ed andare fino in fondo se si vuole ottenere il risultato.
Personalmente quindi insisterò per continuare il giudizio come fu fatto per il terzo calanco. E quei colleghi che oggi si stracciano le vesti e vorrebbero far commissariare il Comune hanno ragione ad essere infuriati con gli errori che ha fatto Germani nel suo doppio ruolo di consigliere dell’Autorità Rifiuti e di sindaco di Orvieto. Errori imperdonabili. Ma chiedere di commissariare il Comune significa ritirarsi dalla lotta e darla vinta alla Regione sull’allargamento di una discarica che fa comodo prima di tutto a Perugia, ed alle spese di noi orvietani.
L’interesse del territorio è serrare le fila in maniera spartana e governare tutti il ricorso al Consiglio di Stato, non farlo significa perdere questa battaglia e diventare l’ancora di salvezza di una amministrazione regionale che neanche è riuscita a pianificare gli impianti di riciclo. Sarebbe uno smacco per il territorio ed i cittadini, una scelta contraria agli interessi di un ambiente riconosciuto persino dall’Unesco ed una lesione per il nostro tessuto economico che perderebbe l’opportunità dell’economia circolare, del riciclo, in favore dell’economia dei “butti” su cui, peraltro, non ci guadagnano ditte orvietane. Quindi non bisogna lasciare nulla di intentato, infatti il solo modo sicuro di perdere è arrendersi ed è una vergogna anche solo ipotizzarlo.»