di Massimo Gnagnarini – assessore al bilancio Comune di Orvieto
80 Mln di euro è il PIL assai lusinghiero dei settori ristorazione, alberghiero e commercio della nostra città che conta una popolazione attiva complessiva di circa 10.000 abitanti. Preciso che il dato non è ufficiale ed è solo frutto di un calcolo nasometrico in attesa di elaborare i valori esatti calcolati con metodo scientifico.
Questa è Orvieto oggi, uno dei rari luoghi che nella storia recente d’ Italia ha potuto beneficiare, in assenza di calamità naturali, di una legge speciale varata ad hoc negli anni ’80 che stanziò 400 miliardi di lire spesi in restauri, infrastrutture e servizi per una città , peraltro, già perfettamente collegata da oltre mezzo secolo a Roma e a Firenze dalle più importanti reti viarie e ferroviarie.
Non proprio, dunque, una cittadina dimenticata e bistrattata dai cosiddetti fantomatici poteri forti. Oggi Orvieto è un Comune con un bilancio finanziario risanato che ha ripreso a spendere le sue risorse principalmente per mantenere costose infrastrutture per l’accoglienza turistica a base dell’economia cittadina oltre che per garantire servizi socio assistenziali ai residenti che si collocano al top della classifica in Umbria e tra i primi in campo nazionale. A fronte di questa situazione ci sono solo due modi possibili e opposti tra loro di interpretare la missione dell’amministrazione pubblica in questa bella e favorevole realtà :
Uno è quello di recitare il triste copione della colpa degli altri ovvero l’alibi del proprio fallimento e della paura di agire ovvero quell’atteggiamento #campanilisticoaccattone secondo cui lo Stato e la Regione dell’ Umbria dovrebbero fare molto di più per sollevarci da una sorta di ipotetico declino ed emarginazione nel quale ci avrebbero loro stessi precipitato, l’altro è chiedersi seriamente e realisticamente cosa possiamo fare di più noi orvietani per migliorare Orvieto, e con essa l’Umbria e l’Italia.
Noi orvietani si intende l’intera nostra comunità socio economica giacchè non si possono certo delegare alla politica o all’amministrazione, qualunque essa sia, alcune delle leve fondamentali necessarie allo sviluppo come il rischio d’impresa, gli investimenti privati, le professionalità, la finanza, l’ innovazione e così via. Ciò è vero per la manifattura, l’agroalimentare e sopratutto, nel nostro caso, per l’alberghiero, il commercio e la ristorazione. Grazie a Dio ognuno di questi settori presenta già delle eccellenze straordinarie , ma la vera svolta può esserci solo se l’eccellenza diventa sistema alias diventa #campanilismoproduttivo alias brand.
Ultimamente qualcosa si sta muovendo e solo in ordine di tempo segnalo OrvietodiVino, OrvietoperTutti ed altre iniziative simili che sono esempi di interazione positiva tra interessi di categoria concreti e l’interesse pubblico. Questa è la strada da seguire , l’unica che può farci emergere dall’isolamento mentale e dal pregiudizio che ancora sembra resistere almeno in ciò che traspare nel confronto pubblico cittadino quello caratterizzato tra ex comunisti ed ex scassacomunisti.