La Corte dei conti Sezioni riunite con sentenza n. 26 del 9 novembre 2016 ha accolto il ricorso del Comune di Orvieto annullando la deliberazione della Sezione regionale della Corte dei conti per l’Umbria n. 85/2016 che aveva bloccato la proposta di uscita anticipata dal predissesto. L’assessore Massimo Gnagnarini spiega, in un’intervista, l’importanza e le conseguenze che ne derivano per la città e per questa amministrazione che si appresta a compiere il giro di boa di metà consigliatura.
Nel 2013 Orvieto fu tra i primi comuni d’Italia a dichiarare il default dei propri conti pubblici e ad entrare nel tunnel della procedura di predissesto finanziario seguita poi da altre decine di enti e più recentemente, quest’anno in Umbria, dalla Provincia di Terni e ora anche dal Comune di Terni. Cosa accomuna queste storie ?
Se si guarda all’insieme della storia finanziaria di questi tre Enti si possano osservare alcune macro criticità molto simili che hanno concorso tra loro. La piu’ palese riguarda la sostenibiltà degli investimenti ovvero la mancata previsione degli oneri di manutenzione e funzionamento che di riflesso sarebbero derivati dalle numerose opere pubbliche realizzate nel corso degli ultimi decenni. A Orvieto, in particolare, si è andati avanti per anni pensando che 400 Mld di lire dati dallo Stato negli anni 80 con i quali sono stati realizzati nuovi sistemi e infrastrutture della città non comportassero nel tempo oneri straordinari strutturali non certo sopportabili da una fiscalità rinveniente da una comunità residente attiva di poche migliaia di persone.
Questa totale inconsapevolezza è la stessa di chi, nei giorni nostri, esercita una critica a prescindere verso i provvedimenti di differenziazione delle tariffe dei parcheggi tra residenti e turisti introdotta da questa amministrazione e le altre forme di messa a reddito della città.
A Orvieto il buco di bilancio fu fatto emergere nel 2009 dall’amministrazione Concina che però, nonostante i tagli alla spesa e le vendite della farmacia e di altri beni non riuscì a liberarsi del deficit portando il Comune di Orvieto al predissesto. Quale è stata la chiave del successo ottenuto dall’attuale amministrazione Germani su questo fronte ?
Credo che l’intenzione di risanare fosse autentica da parte della passata amministrazione comunale. Il limite di azione , però, fu quello di immaginare che l’obiettivo del risanamento fosse perseguibile attraverso una mera risistemazione del bilancio di carta tagliando qua e la spesa o facendo cassa con la vendita del patrimonio senza, invece, incidere profondamente sull’organizzazione della macchina comunale e senza ripristinare il valore della produttività e della sostenibilità dei servizi erogati.
Per farlo bisognava metterci la faccia e rischiare di pestare i piedi ai molti qualcuno che , nel corso dei molti anni di abbandono di campo da parte del Comune, si erano ritrovati per una sorta di tacita usucapione titolari di fatto dei principali asset remunerativi della città come i parcheggi, il suolo pubblico, beni culturali e così via oltre a una diffusa tolleranza verso ogni forma di elusione ed evasione tributaria. La semplificazione politico ideologica che questa zavorra dipendesse e fosse ascrivibile tutta all’antico sistema di potere clientelare socialcomunista è falsa tantè che non è bastata una amministrazione di destra i, discontinuità con il passato, a rimuoverla. Anzi. In altre parole la novità e la chiave del successo ottenuto sul fronte del risanamento dall’attuale amministrazione Germani sta nel non aver scelto le più comode politiche di galleggiamento assumendosi invece il rischio politico di fare quel che c’era da fare per rientrare in possesso di flussi finanziari indispensabili a garantire gli equilibri di bilancio.
Cosa significa per il nostro Comune ma soprattutto per i cittadini l’uscita dal predissesto e quali benefici ne conseguiranno loro ?
Si liberano mediamente un milione di euro in più all’anno da spendere in servizi per le persone e le attività produttive, manutenzioni della città e promozione turistica, poi c’è un effetto leva che deriva dal diritto del Comune, sancito dall’Art. 119 della Costituzione che recita : “ I Comuni hanno autonomia finanziaria di entrata e di uscita “. Questa opportunità, ovvero il varo di nuovi investimenti, in questi ultimi anni era stato sospeso o comunque fortemente limitato per effetto della procedura di predissesto annullando di fatto le politiche a medio e lungo termine capaci di rilanciare lo sviluppo economico e occupazionale della città.
Per certi versi ciò aveva costituito anche un alibi per chi era chiamato a governare la città : Nessuno potrà mai più rispondere alle istanze dei cittadini orvietani dicendo “non ci sono i soldi” , si potrà solo dire “ I soldi che ci sono li spendiamo per questo e non per quest’altro”.