di Dante Freddi
Repetita juvant direbbe Mario Tiberi.
Questi documenti li ho già pubblicati in altre occasioni. Ogni tanto, quando mi sembra sia utile, li sottopongo ai lettori, magari con qualcosa di nuovo, in questo caso l’intervista a Rodotà.
Chi non li conosce può trarne ispirazione per indirizzare la sua condotta amministrativa, se è un uomo pubblico, perché ci sono comportamenti che l’amministratore non può avere, come trarre vantaggio dalla sua carica, ed altri che deve necessariamente seguire, come operare esclusivamente per il bene comune.
Scontato? non mi pare.
Questo è un libretto del Settecento, DOVERI DELLI SINDACI, CONSIGLIERI, E SEGRETARI DI COMUNITÀ , dove si spiegano i doveri degli amministratori e dei funzionari pubblici. Conclude con un’affermazione che oggi farebbe sorridere molti: rubare è peccato.
Quello che segue è l’eptalogo che apre un libretto sulla vita di San Pietro Parenzo, confezionato dal COVIP un paio d’anni fa.
Dovrebbe essere appeso in tutti gli uffici pubblici, per ricordare agli amministratori i doveri e ai cittadini i diritti.
Eptalogo del COVIP. Sette regole per l’amministratore comunale.
– Gli amministratori comunali agiscono esclusivamente nel pubblico interesse. Evitano scrupolosamente di partecipare alla formazione di atti che possono recare vantaggi o svantaggi a se stessi, ai familiari e agli amici, anche quando la legge non sancisca l’incompatibilità.
– Gli amministratori comunali non devono mettersi nella condizione di essere debitori di professionisti e di imprese che possono aspirare a incarichi e appalti comunali. Devono vigilare che altrettanto facciano i dirigenti comunali.
– Gli amministratori comunali rispettano scrupolosamente la legge. Quando adottano atti discrezionali spiegano chiaramente ed esaurientemente nella motivazione degli atti stessi perché la loro scelta è la più conforme all’interesse pubblico.
– Gli amministratori comunali esigono da se stessi una preparazione adeguata ai compiti che assumono ed esigono dai dirigenti informazioni tempestive e complete. Non s’intromettono nelle competenze gestionali dei dirigenti, ma controllano la puntuale attuazione degli indirizzi politici.
– Gli amministratori comunali forniscono ai cittadini, sia di propria iniziativa che a richiesta, tutte le informazioni utili a mantenere e rafforzare la fiducia nelle istituzioni e la certezza della loro trasparenza. Evitano scrupolosamente di fornire informazioni in violazione del segreto d’ufficio e delle norme sulla tutela dei dati personali.
– Gli amministratori comunali che decidono, nel corso del loro mandato, di cambiare linea politica ne spiegano pubblicamente i motivi e assumono chiaramente una posizione di maggioranza o di minoranza, ai fini del corretto funzionamento della dialettica democratica.
– Gli amministratori comunali osservano comportamenti esemplari per la civile convivenza, non solo rispettando le norme giuridiche, ma anche attenendosi alle regole della buona creanza, consapevoli di essere particolarmente osservati e giudicati dai cittadini.
Ho allegato infine un video in cui Stefano Rodotà, nostro concittadino acquisito, spiega il suo significato di moralismo. È esattamente quello che penso io e che Rodotà mi ha chiarito quando ho letto il suo “Elogio del moralismo”. Forse si trova ancora in libreria.