Delle prime fornaci si ha notizie fin dal 1500. Da quel momento in poi Castel Viscardo è diventato il paese del cotto fatto a mano grazie alla pregiata argilla di cui è composto il suo territorio.
Ed è proprio da qui che il Comune amministrato da Massimo Tiracorrendo ha deciso di immergersi nel progetto di allestimento del museo multimediale delle terrecotte, specchio di una realtà e di una cultura locale che ripercorre i secoli in un legame indissolubile con l’artigianato manifatturiero laterizio. La struttura, che fa parte dell’Ecomuseo dell’Orvietano si compone di tre piccole sale e di un laboratorio didattico.
Nella prima sala, la sala conferenze, viene proiettato un video esplicativo, in cui viene narrata la storia del paese, delle fornaci di mattoni e delle manifatture perdute di vasi, stoviglie e immagini sacre (le cosiddette “madonnelle”).
Più nello specifico, il percorso museale prevede la ricostruzione del luogo di lavoro di una fornace e di una parte di un pozzo per la cottura del laterizio.
Proprio per questo nella seconda sala è stata ricostruita una piccola capanna, a rappresentare come erano le fornaci, sino a pochi anni or sono. Al primo piano, infine, un video in 3D, ricostruisce la storia del borgo, dalla prima torre e insediamento intorno alle proprietà di Viscardo Ranieri (fine del XIII secolo), sino al “tardo incastellamento”, allo sviluppo del borgo e alla distruzione novecentesca delle vecchie case all’interno del perimetro più stretto del castello. Il laboratorio, invece, posto al piano terra, annovera una importante produzione di materiale da parte di artisti locali, è dotato di forno per la cottura e lo smalto.
Al suo interno si organizzano, grazie al contributo regionale, corsi di manipolazione dell’argilla che vedono impegnati appassionati e studenti delle scuole. «Proprio questo connubio – spiega il primo cittadino – con la Regione Umbria, il Comune di Castel Viscardo ha implementato l’allestimento del museo Multimediale delle Terrecotte, allo scopo di valorizzare la tradizione del cotto fatto a mano, ininterrotta dalla metà del XVI secolo». «Abbiamo creduto fin dall’inizio in questo progetto – aggiunge l’assessore Maria Luigia Borri –perché un museo deve conservare per le generazioni future il nostro patrimonio culturale. Condividiamo pienamente l’idea che il nostro futuro non possa esistere senza la consapevolezza del nostro passato, delle tradizioni e dell’artigianalità che tanto contraddistingue il nostro Paese».
Nel corso degli anni, chiaramente, il lavoro del fornaciaio è cambiato adattandosi ai tempi e alle nuove tecnologie. Ma ciò che è rimasto invariato nonostante secoli e generazioni è l’impegno e la cura nella realizzazione dei prodotti che richiedono un occhio attento e preparato.
«E’ un’attività che richiede tanto sacrificio – racconta un esperto fornaciaio del paese – lavorare l’argilla significa entrare in empatia con essa. Va accudita, levigata e sorvegliata .. solo così si potrà ottenere un prodotto veramente unico».
Ora, purtroppo, a causa della crisi anche il numero delle fornaci di Castel Viscardo, storici contenitori di una tradizione secolare, sono diminuite passando dal picco massimo del 2000 quando ce n’erano 14 alle undici attuali.
Ma l’obiettivo che l’amministrazione castellese intende perseguire valorizzando il museo delle terrecotte è proprio quello di non perdere questa antica tradizione, trasmettendo anche ai giovani l’amore e la passione per un lavoro, come quello del fornaciaio, depositario di un sapere che non ha uguali.