di Pier Luigi Leoni
Mi sembra che ancora prevalga, nella nostra città, l’opinione che il confronto dei partiti nazionali nelle elezioni comunali sia un fenomeno normale in una democrazia. Invece il fenomeno è una manifestazione non della democrazia, ma di quella sua deformazione che è la partitocrazia. La Costituzione ragionatamente stabilisce che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.” Ma una cosa è la politica nazionale, altra cosa è la politica locale. L’interferenza dei partiti nelle autonomie locali è un effetto di quella deformazione della democrazia che è la partitocrazia. Vale a dire partiti pigliatutto: governo, sottogoverno, banche, televisione, posti di lavoro negli enti pubblici, occupazione degli enti locali ecc.
Siamo tanto abituati al fenomeno che lo diamo per scontato. Però la partitocrazia è in crisi perché sta perdendo il suo tradizionale alleato, che è l’ideologia. Gli entusiasmi provocati dalla convinzione che la propria fazione sia nel giusto, mentre gli altri sono ottusi e cattivi, alla lunga hanno stufato e si sono indeboliti a favore degli entusiasmi nell’ambito dello sport, della moda, dell’arte e dell’intimità sentimentale.
Molta gente ormai non va a votare, non perché si fidi dei politici e di chi li vota, ma per manifestare il proprio disprezzo. Altri votano in massa per un movimento che contesta i partiti.
Alle prossime elezioni comunali, anche nella nostra città, i partiti tradizionali si presenteranno con programmi quasi uguali che non leggerà quasi nessuno e tutto il loro sforzo sarà proteso a risvegliare quel che resta delle vecchie ideologie.
Non so se chi non sta a questo gioco vecchio e sputtanato saprà organizzarsi e mettersi in mezzo. Certamente Orvieto è una città abitudinaria, ma potrebbe rendersi conto che sono le sue abitudini che l’hanno ridotta male.