di Fausto Cerulli
Leggo l’intervento di Pier Luigi sulla politica orvietana, e voglio dargli atto di aver abbandonato temporaneamente il cinismo che lo contraddistingue. Anche se, conoscendolo da anni, posso anche pensare che gatta ci cova, e gatta elettorale. Ricordo quando Pier ed io Luigi ci scambiavamo frecciate su un foglio che si chiamava IL VICINO, e che ancora circola, anche se, modestamente, era molto letto quando io e Pier Luigi giocavamo a fare duelli di parole. Ora Pier Luigi ha deciso di mettere le carte sul tavolo, e di mettere i piedi nel piatto. Con la sua consueta eleganza, comincia dando consigli postumi a Concina, spiegandogli come e dove ha sbagliato, pur essendo stato, a quel che mi risulta, fidato consigliere di Concina in tempi più felici. Poi, tanto per non scontentare nessuno, critica anche Germani e il centro sinistra, accusati di aver permesso, a suo tempo, e DISONESTAMENTTE, la sconfitta del centrosinistra alle scorse elezioni comunali. Strano, veramente strano, vedere che Leoni, candidato a suo tempo per i neofascisti di An, pianga sul latte versato del centrosinistra, di cui non può fregagliene di meno. Ma Pier Luigi non tira se non coglie, e, dopo, aver fatto le pulci a Concina, ed averle fatte a Germani e a chi per lui, passa subito al sodo. E viene fuori il famigerato COVIP, che a mio parere si fregia maldestramente di una sorta di patrocinio del senatore Romolo Tiberi. Ho faticato molto a capire la posizione del COVIP, che mi fa pensare alla COVIO, di vinosa memoria. Leoni, per fortuna, mi ha chiarito l’arcano. Questo COVIP è una vera accozzaglia di persone provenienti da diverse esperienze politiche ed umane. E dico accozzagli in senso buono, tanto per non farmi altri nemici. In questa formazione trovo Vittorio Fagioli, che mi sembra aver lasciato da parte il comunismo di quando io e lui ci vantavamo di essere gli ultimi comunisti. Trovo Mario Tiberi, e lui in questa strana formazione, magari ci sta anche bene, essendo per formazione e per cultura democristiano, e quindi pronto alle alleanze più convenienti. Trovo, come dicevo, Pier Luigi, che mi sarà grato se lo definisco, con immutata amicizia, un cattolico reazionario, contento di esserlo. Ricordo le letture che mi consigliava, ed io seguivo i suoi consigli: scrittori sanfedisti, anche brillanti, ma sanfedisti. E qui divago per fatto personale. La mia famiglia materna aveva come secondo cognome Bragoni, e solo da poco ho capito che Bragoni, calzoni larghi e lunghi, stava a significare l’opposizione ai sanscoulottes che minacciavano lo stato della Chiesa a fine settecento. Dunque anche le mie origini sono sanfediste, ma io ho cercato, come dire, di redimermi. Pier Luigi, invece insiste. Dico la verità, quasi ho paura a dire di Pier Luigi, temo qualche sua replica ficcante. Mi consola il pensiero di non avere troppi scheletri nell’armadio. E torno al tema: dopo aver colpito a desta e a sinistra, con accenni ad Olimpieri che dicono e non dicono, Pier Luigi si schiera con il COVIP e ne tesse le lodi, proprio lui che conoscevo come persona poco disposta alle lodi.
A questo punto, come per incanto, spunta con evidenza il nome di Franco Barbatella, ottimo preside del Liceo Scientifico, forse meno eccelso come Sindaco, anche lui comunista quando occorreva essere comunisti, per fare il Sindaco, ed ora socialista, insieme guarda caso a Giancarlo Parretti, che magari finanzia il tutto, con i soldi guadagnati quando era cameriere sui piroscafi di lusso. Ecco allora come stanno le cose, a mio parere; Barbabella ha deciso di tentare l’assalto al palazzo, sa che non può farlo con il centrosinistra che mantiene comunque una sua dignità, anche di sbieco, e non può farlo se non toglie a Concina i voti moderati, quelli che contano. Parlerei dunque, a proposito di questa nuova vecchia formazione, stavo per dire neoplasia, di una esasperata corsa al centro. Con centometristi di destra, di sinistra, di centro, un guazzabuglio tenuto insieme dalla lecita, ovviamente, ricerca del potere per il potere. Anche se oggi il potere municipale è castrato dal taglio delle spese.
Caro Pier Luigi, tu scrivi del bene del popolo, tu indichi tra le righe Barbabella come novello salvatore della Patria: via, diciamoci la verità, da antichi amici: il bene del popolo, è qualcosa che il popolo deve conquistarsi. E tu, da reazionario intelligente, non credi al popolo, come poco ci credo io, da leninista. Comunque voglio darti atto di aver finto, per una volta, di essere addirittura populista. Spero che tu non ti offenda se chiamo qualunquista l’operazione cui presti la tua intelligenza, magari in nome e per conto di Barbabella, il quale, da candidato furbo, non vuole uscire allo scoperto per non bruciarsi le penne socialiste. Stiamo assistendo ad una progressiva emarginazione di Concina. E questa sarebbe una operazione politica, se non somigliasse troppo ad una congiura di Palazzo, ad una poco seria coltellata alle spalle. Io credo che non occorra una terza forza, che in genere è una prima debolezza. Credo semmai ad un bipolarismo corretto. Concina contro il centrosinistra. E vinca il migliore.
Che sarei poi io, candidato a Sindaco a furore di quel popolo in cui credo poco, da leninista. Scherzi a parte, perché ora c’è poco da scherzare, io credo che la Santa Alleanza tra Fagioli Vittorio, Pier Luigi Leoni, Mario Tiberi, e, a quel che si dice nei corridoi del Palazzo di Montanucci, addirittura l’onnipresente Riccetti, presidente, mi si passi il gioco di parole, di Italia sua, sia una sorta di passaggio a Nord Ovest, alla scoperta della via più breve, che, per essere la più breve, non porta in nessun posto. Mi spiace dirlo, per le tante intelligenze sciupate nel progetto. Barbabella ha fatto il suo tempo, ha fatto il bello ed il cattivo tempo. Anche per Orvieto dovrebbe valere una battaglia leale, tra schieramenti contrapposti. Non mi chiedano, i miei novantacinque lettori, di dare una indicazione di voto. Io, ovviamente, sarei il Sindaco ideale, una specie di Sgarbi a Salemi, ma posso solo dare a me stesso un voto disinteressato. E solo un voto. Per il resto, se guardo alla storia di Orvieto del dopoguerra, vedo cinquanta anni e più di comunismo senza comunismo. Poi vedo gli anni di Concina: lui, in qualche nostro discutere, si definisce crociano. Non so bene cosa intenda, ma Croce, il Croce che ricordo dal classico, aveva un senso dello Stato che non era il senso del suo stato. Vogliamo dire che non ha fatto in tempo ad arricchirsi a nostre spese? Vogliamo dire che ha preso in giro la città, dicendo che non esisteva crisi? Diciamo pure quello che vogliamo.So che se dicessi di votare Concina gli farei danno, incidendo malamente sul suo serbatoio di voti moderato. Ma anche se dicessi di votare Germani, non lo farei contento: lo farei passare per filocomunista, Dio ne guardi. Mi auguro soltanto una battaglia leale, tra avversari che si confrontano con la storia reale, senza darsi il contegno di persone che pensano solo al bene comune, nelle affollate serate al Bar Montanucci. .Parola di futuro sindaco.