di Massimo Gnagnarini – Unire i Puntini Orvieto.
L’unica speranza è che mi sbagli, forse, ma di sicuro si sbagliano coloro che volessero trattare gli orvietani come una sorta di diversamente consapevoli abituati a non capire e a non riflettere su come stiano veramente le cose nel nostro Comune. Certa comunicazione istituzionale talvolta lo lascia pensare.
Ci si dice che il deficit del Comune è sceso tra il 2010 e il 2012 di 2.579.000 euro, ma omettono di dirci che nello stesso periodo sono stati venduti beni patrimoniali per 5.000.000 di euro e che, pertanto, la metà di questi soldi sono stati bruciati in spesa corrente. Dunque al contrario di quanto si vorrebbe far intendere il buco tra le uscite e le entrate di bilancio non è diminuito, bensì si è stabilmente reiterato e continua ad alimentare la fornace del deficit.
Ci si dice che l’indebitamento complessivo del Comune, ovvero lo stock dei mutui, prestiti e derivati, è sceso nello stesso periodo di 2.246.297 euro, ma omettono di dirci che a parte la riduzione fisiologica delle quote capitale in ammortamento, e a parte i soldi dati a RBS con l’accordo transattivo e contabilizzati in altro capitolo di bilancio, e a parte il mancato accantonamento degli oneri sospesi sui contratti BNL, ci omettono, soprattutto, anche di dirci che quest’anno è stato contratto un nuovo mutuo per oltre 7.000.000 di euro per pagare i fornitori. Dunque al contrario di quanto si vorrebbe far intendere l’indebitamento complessivo non è diminuito , bensì aumentato e di molto.
Circa i 26 rilievi della Corte dei Conti relativi all’esercizio 2011 ci si dice che al prossimo Consiglio comunale verranno “snoccialate” le risposte da dare. In attesa, visto che è stata omessa l’informazione sui rilievi a suo tempo mossi dall’Organo di controllo, provvediamo subito a colmare la lacuna:
La verifica ha evidenziato che l’Ente presenta criticità su quanto di seguito elencato: a) il Regolamento sull’Ordinamento degli Uffici e dei Servizi non è adeguato alle disposizioni del D.lgs. n. 150/2009; b) Rendiconto della gestione non approvato nei termini; c) i controlli interni; d) equilibri di bilancio; e) programmazione e gestione delle entrate e delle spese; f) risultato di amministrazione; g) gestione dei residui attivi e passivi; h) indebitamento e finanza derivata; i) gestione dei servizi pubblici locali e società partecipate; l) parametri di deficitarietà strutturale; m) mancata rilevazione delle rimanenze.
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Ma ciò che è più importante e ovviamente sottaciuto è che il Comune di Orvieto , anche in questa faccenda, si è già reso inadempiente. Infatti sono mesi che era scaduto il termine entro il quale avrebbe dovuto provvedere. Si badi bene che qui non si tratta di trovare delle mere risposte a mere domande come fosse una sorta di contradditorio . Qui si sarebbe dovuto, nei sei mesi di tempo concesso, prendere decisioni e introdurre correttivi per ripristinare le condizioni di una sana gestione finanziaria e quelle del funzionamento dei controlli interni dopo una verifica che ne ha stabilito e sancito l’inadeguatezza e la criticità.
La permanenza delle criticità evidenziate da queste ispezioni straordinarie, per effetto dei nuovi poteri attribuiti alla Corte dei Conti, obbligano la stessa a trasmettere le risultanze al Prefetto con l’obbligo di commissariamento del Comune.
Infine, anzi in apertura del comunicato istituzionale di ieri, ci si dice che tra un mese, e comunque prima di Natale, si darà il via alla partecipazione urbi et orbi sul bilancio di previsione 2013. Assurdo ? Certo, ma non principalmente per il tempismo, infatti tutti sanno, ormai, che per effetto delle nuove norme che impediscono di pareggiare il deficit con la vendita dei beni patrimoniali, sarebbe impossibile per Orvieto votarne uno, di bilancio, formalmente e sostanzialmente in equilibrio.
Eviterei pertanto di coinvolgere i cittadini in questa commedia. Un conto è il voto di una compagine politica che nella solitudine della sua maggioranza si può anche assume la responsabilità di approvare un qualunque bilancio, comunque, e al solo scopo di arrivare a fine mandato, un altro è coinvolgere e compromettere la buona fede, la dignità e l’onestà intellettuale dei cittadini ignari di una realtà troppo spesso trasfigurata dalle omissioni e dalla cattiva informazione istituzionale.
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