Un sito che ha un valore immenso e da poco protagonista di una divulgazione scientifica estremamente importante. Il passato è, paradossalmente, il futuro. Anche per quest’anno sono stati nuovamente coperti, e custoditi, sulla vetta del Monte Cimino, dopo un mese di lavoro, i reperti archeologici di un grande abitato con strutture monumentali risalenti all’età del Bronzo. I lavori riprenderanno il prossimo anno.
Il progetto “In vetta alla Tuscia prima degli etruschi” è nato dalla collaborazione del Comune di Soriano nel Cimino con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale e il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università La Sapienza di Roma. I ritrovamenti archeologici risalgono alla fine dell’età del Bronzo e più precisamente a un periodo compreso fra il 1200 e il 950 a.C., dunque alcuni secoli prima della formazione della civiltà etrusca. All’interno della magnifica foresta di faggi secolari che occupa il Monte Cimino gli archeologi stanno portando alla luce i resti di un grande villaggio e di un luogo di culto situato proprio sulla vetta del monte. Le testimonianze archeologiche sono costituite da monumentali fortificazioni in mura di pietrame a cui dovevano correlarsi anche strutture lignee delle quali rimangono le tracce rese evidenti da antichi incendi. Il luogo di culto è testimoniato, oltre che dalle mura che circondano la vetta del monte, anche dall’evidenza di roghi rituali di cui restano potenti strati di carboni e ceneri, e alcuni oggetti di chiara valenza simbolico-rituale.
Gli scavi sono condotti sul campo da archeologi della cooperativa Matrix ‘86 e da studenti e dottorandi dell’Università La Sapienza. Un gruppo affiatato composto da circa 15 persone. “Siamo molto contenti – spiega il sindaco di Soriano nel Cimino, Fabio Menicacci -. Quello che sembrava essere un ritrovamento importante si sta rivelando un vero e proprio tesoro prezioso. La comunità di Soriano nel Cimino deve essere attenta a quello che sta venendo, lentamente, alla luce. Verrà presto realizzato un polo didattico-espositivo affinché questi ritrovamenti archeologici possano essere esibiti, e arricchiti, da dei tabelloni esplicativi”.
Anche quest’anno la terra è stata generosa e, dalla sua profondità, è emerso un nuovo ritrovamento: si tratta di un corridoio che immetteva all’interno della struttura cerimoniale che si trova nella parte più alta, in cima alla vetta. “L’importanza di questi scavi – spiega il professor Andrea Cardarelli – derivano sostanzialmente da due fattori: il primo è il livello di conservazione; il secondo, è il luogo di culto che si trova nel punto più alto della vetta. La presenza di imponenti opere di recinzione e fortificazione può essere riferita alla particolare importanza che questo centro dovette avere in quel periodo”. Attorno al 950 a.C. il sito fu un fenomeno che coinvolse tutto il territorio dell’Etruria meridionale creando centri protourbani che, due secoli dopo, diedero vita alle grandi città etrusche.