di Associazioni ambientaliste e comitati di cittadini dell’Orvietano
Il 26 giugno 2013 si è tenuta a Castel Giorgio l’attesa conferenza intitolata Considerazioni sui Campi Geotermici dell’Alfina.
Nella gremita sala del Consiglio comunale tre geologi hanno svolto relazioni di approfondimento sulle specificità del sottosuolo dell’Altopiano dell’Alfina. Un tema particolarmente sentito, visto il progetto di sfruttamento geotermico per produzione di energia elettrica presentato a Castel Giorgio da una società privata.
Il Prof. Enrico Pandelli ha illustrato le specificità geologiche dell’Alfina, evidenziando le caratteristiche del campo geotermico, ed il suo limitato valore dal punto di vista dello sfruttamento economico, tale da indurre a suo tempo l’ENEL ad abbandonare la zona.
Il Prof. Claudio Margottini ha in particolare evidenziato le criticità sismiche dell’Altopiano. Mentre il Prof. Barberi, il geologo che ha firmato il progetto della società ITW-LKW, – ha fatto di tutto per “tranquillizzare” su questi aspetti. Ma non ha convinto il prof. Margottini, docente di Geotermia (nonché assessore all’ambiente al Comune di Orvieto) che ha posto l’accento su alcune criticità: fenomeni sismici continui nell’area e particolarità non del tutto approfondite della stratificazione geologica. Tali da evidenziare un rischio da non sottostimare. I fenomeni sismici non sono generalmente elevati, ma continui, e comunque terremoti fino al quinto grado sono perfettamente ipotizzabili, studiando gli andamenti della zona. Un terremoto di 4,9 gradi lesionò in modo sostanziale 400 case a Castel Giorgio nel 1957 e tenne la popolazione nelle tende per mesi. Il terremoto di Tuscania, che distrusse il centro della cittadina e produsse 60 morti, era al di sotto del quinto grado. Ma nemmeno dei gravi picchi sono da escludere in questa zona: un terremoto assolutamente devastante dell’8-9 grado, mai sufficientemente indagato, distrusse l’orvietano nel tredicesimo secolo.
E’ poi ormai accertato che le attività umane, o antropiche, producono sciami sismici che sono anche stati studiati dal Prof. Moia proprio sull’Alfina. Da quello studio emerse che immettendo fluidi nel terreno si producevano sciami sismici fino al 3 grado, sentiti dalla popolazione. Ora questo progetto vuole immettere fluidi a pressioni ben superiori ed a portate dei fluidi di ben 7 volte superiori, che produrranno sciami sismici con un grande punto interrogativo sulla loro grado di distruttività. Per il Prof. Margottini i dati noti sulla sismicità dell’Alfina non sono sufficienti a ritenere che il progetto non produca effetti dannosi. E non sono di per sé affatto rassicuranti. Prima di procedere con un progetto geotermico andrebbero compiuti ulteriori studi, prove ed approfondimenti.
Il Prof. Francesco Antonio Biondi ha evidenziato invece il dato di fondo della estrema delicatezza del grande e importante bacino idrico potabile dell’Alfina, che verrà messo ulteriormente a rischio dalle attività connesse al progetto e dagli sciami sismici indotti dalla immissione di fluidi in profondità. Con il rischio di aumentare le percentuali di componenti chimiche, come l’alluminio, che rendono imbevibile questa preziosa risorsa. Alcuni tecnici di parte, convocati dalla società che propone il progetto, hanno minimizzato e contestato questa tesi. Sostenendo che la non potabilità deriva da periodi di piogge intense (!).
Vari gli interventi a nome delle associazioni e della cittadinanza. Non una sola voce favorevole, ma tutte fortemente contrarie e vivamente preoccupate per le gravi incertezze del progetto. Il timore dell’innesco di terremoti che danneggino i beni e mettano a rischio la vita dei cittadini, in relazione ai quali non sono arrivati messaggi rassicuranti, prevalgono nettamente nell’opinione pubblica del territorio. A questi timori risponde l’azione tranquillizzante del prof Barberi, noto geologo, che ha in vario modo cercato di minimizzare i rischi. Ma proprio per questo la popolazione si sente ancora meno rassicurata, visto che lo stesso prof. Barberi è stato di recente condannato in primo grado dal tribunale dell’Aquila a sei anni di reclusione proprio per aver rassicurato le popolazioni della città, che è poi –come noto- rimasta vittima di un terribile evento sismico.
Gli interventi delle associazioni, tra cui il Comitato di Difesa della Salute e del Territorio di Castel Giorgio ed il CISA (Comitato Interregionale di Salvaguardia dell’Alfina) hanno evidenziato queste criticità. Mettendo anche in risalto le scarse garanzie offerte da una società proponente il cui capitale sociale è assolutamente esiguo (200.000 euro), ed è nelle mani di una minuscola società austriaca con 35.000 euro di capitale, posseduta da una società ancora più minuscola del paradiso fiscale del Liechtenstein. Un circuito di società che non solo non dà effettive garanzie per il sostegno di un progetto che potrebbe avere esiti devastanti, ma che non ha esperienza di geotermia. Esperienza generalmente ritenuta indispensabile in tutto il mondo per qualsiasi società voglia intraprendere un lavoro così complesso e delicato.
E’ stato anche evidenziato come la tendenza dei geologi italiani – spesso consulenti di aziende – sia a minimizzare i rischi delle attività geotermiche, mentre ormai nel mondo sale la preoccupazione degli ambienti scientifici, a seguito di alcuni gravi incidenti. Al punto che l’Unione Europea ha avviato un progetto denominato Geiser, che mira a stabilire delle linee guida europee per il progetti geotermici allo scopo di minimizzare i rischi connessi. I risultati della prima fase di studio di scienziati di tutto il mondo è confluito in due giorni di convegno a Napoli alla fine dello scorso mese di maggio. E tra le relazioni presentate ce ne sono alcune veramente preoccupanti per gli aspetti sismici.
Le associazioni si chiedono perché tanta fretta, perché non aspettare le linee guida europee. Forse per non avere lacci, per accedere rapidamente agli ingenti finanziamenti pubblici, che poi finirebbero tra Austria e Liechtenstein?
Di forte impatto l’intervento dei rappresentanti dei comitati anti-geotermico dell’Amiata (SOS Geotermia terrà un campeggio anti-geotermia in Amiata dall’10 al 14 luglio 2013), un territorio devastato dagli impianti, con una mortalità salita del 15% cento negli ultimi anni, l’aria avvelenata e le falde acquifere fortissimamente impoverite. Una dispersione di acqua pari al Lago di Bolsena, in un bacino che fornisce la preziosa risorsa a 700.000 persone. Il rappresentante dei comitati dell’Amiata ha evidenziato come anche nel loro caso abbiano ricevuto per decenni rassicurazioni tranquillizzanti da tecnici di parte, rivelatesi poi del tutto infondate. Ma che hanno consentito a politici vicini a certi poteri economici di sostenere quei progetti di devastazione.
Alcuni rappresentanti della politica castelgiorgese hanno ribadito che non solo la cittadinanza, ma anche tutti le parti politiche si sono espresse con un forte contrarietà a questo progetto. E lo stesso neo-sindaco Andrea Garbini, nel concludere i lavori, ha ufficialmente dichiarato che l’amministrazione comunale di Castel Giorgio è nettamente contraria a questo progetto.
La politica locale è fortemente contraria, perché vicina alla gente ed ai suoi bisogni reali, mentre – come è stato rilevato in alcuni interventi – la politica nazionale e quella regionale appaiono maggiormente legate agli interessi economici di cui si fa portatrice la società proponente. E rischiano di prendere per buone le flebili rassicurazioni e di mandare avanti comunque il progetto, anche a dispetto delle forti criticità e del totale dissenso locale. Ma, come dicono esponenti della cittadinanza locale, se lo dovessero fare se ne assumeranno tutta la grave responsabilità, anche personalmente. Ma ce la metteremo tutta per impedire questo ennesimo pericoloso progetto per il territorio. A indispettirci di più ci pensa l’arroganza con cui anche in questa conferenza la società privata si è presentata ed i vistosi conflitti di interesse esistenti nella vicenda che vengono da essa sbandierati con assoluta strafottenza.