Riceviamo dall’assessore Marco Marino e pubblichiamo.
Quando il professore Lucio Riccetti afferma che sono trascorsi ben 14 mesi da quando ha richiesto la visione di un documento di corredo alle ceramiche della certificata collezione Perali, dice la verità. Dispiace però che dimentichi che, delle difficoltà da me trovate per ottemperare alla sua più che legittima richiesta, ne sia stato costantemente informato. Certo non per iscritto, ma con la precisione dovuta ad un eminente studioso che suppongo sia mosso esclusivamente da motivazioni di natura intellettuale. Ringrazio il professore di aver inviato quella richiesta, perché mi ha consentito di avventurarmi in un ginepraio di delibere ed atti burocratici che hanno determinato l’attuale situazione d’indisponibilità collettiva del patrimonio ceramico comunale.
Non ritengo che sia questa la sede più opportuna per una disamina sul percorso che ha portato alla non realizzazione del centro di documentazione della ceramica, ma mi si consenta di dire che, senza polemiche ed esternazioni, sto tentando di fare un po’ di chiarezza.
Ringrazio per questo la consigliera Calcagni ed il professor Riccetti per le loro opportune richieste che molto mi hanno aiutato.
In questo frangente però, più che andare a cercare le colpevolezze del passato, preferirei andare alla ricerca delle soluzioni future, nel mentre che già da oggi posso informare il professor Riccetti che i documenti da lui richiesti saranno visibili fra pochi giorni presso la biblioteca Luigi Fumi dove verranno depositati, scusandomi pubblicamente di non averglielo ancora comunicato direttamente per iscritto.
Alla consigliera Calcagni che chiede con molta chiarezza “come posso fare per visionare i 72 pezzi della collezione…..”, e lo chiede non per sfizio personale, ma con argomentazioni ampiamente giuste e condivisibili, ancora non sono in grado di dare tempi certi, però posso garantirle che non trascorrerà un nuovo decennio per rendere visibili tutti i reperti ceramici di proprietà del comune.
Intendo infatti far aprire i contenitori delle ceramiche alla presenza di pubblici ufficiali e collocare i reperti contenuti in apposite vetrine da sistemare all’interno del centro studi, senza presunzione di musealizzazione, ma rendendoli disponibili alla visione di chiunque ne sia interessato per studio o semplice culturale curiosità.
Solo oggi, grazie ad una sollecitazione di un funzionario della provincia e rapidamente avvertito dalla responsabile dei beni culturali del comune, ho appreso che presso la Provincia di Terni sono giacenti i fondi, non utilizzati dal lontano 2007, destinati al centro di documentazione della nostra città.
Questi fondi saranno utilizzati, come da illo tempore disposto, per le strutture di conservazione e possibilmente per i laboratori necessari ai corsi di alta formazione.
Quanti e quali ostacoli burocratici troverò per questa operazione?
Ancora non riesco ad immaginarlo, però in attesa che i complicatori degli affari semplici si organizzino, spero che chi è in grado, per cultura o posizione, a progettare un percorso che conduca alla predisposizione ed organizzazione di un corso di alta specializzazione in ceramologia, lo faccia e lo presenti alle amministrazioni ed all’opinione pubblica.
Concludo ringraziando di nuovo tutti quelli, come Cristina e Lucio (mi perdonate il tono amichevole?), che con le loro critiche e suggerimenti contribuiscono a quel risveglio delle coscienze iniziato quattro anni fa.