Riceviamo dal capogruppo PdL di Orvieto Stefano Olimpieri e pubblichiamo.
La posizione che i gruppi di minoranza hanno preso in merito alla questione del Centro Studi – pur essendo strumentale, ideologica, pregiudiziale e sempre distruttiva – potrebbe avere un senso politico, seppur non condivisibile; mentre la posizione dei responsabili delle Associazioni di categoria risulta assolutamente incomprensibile e figlia di una altrettanto incomprensibile voglia di protagonismo. Se è pacifico fare delle considerazioni e auspicare una scelta in alternativa ad un’altra, è altrettanto pacifico chiedersi con quali strumenti economici e finanziari possa continuare l’attività del CSCO ed in che modo sia possibile ripianare le passività gestionali che negli anni sono maturate. Per pura informazione, ricordiamo ai responsabili delle Associazioni di categoria che dalle casse del Comune uscivano ogni anno solare circa 400.000 euro per pagare alla ASL di Terni l’indennità di occupazione dell’ex Ospedale, oltre a decine e decine di migliaia di euro per il pagamento delle utenze (gas, luce, telefono, acqua): ricordiamo altresì che l’esposizione debitoria della Fondazione Centro Studi Città di Orvieto è riscontrabile da entrambe le relazioni scaturite dalla Commissione temporanea istituita dal Consiglio Comunale e che sicuramente gli stessi Presidenti delle Associazione di categoria avranno non solo letto, ma anche studiato nei dettagli e nei numeri. La Giunta Concina ha già intrapreso un percorso virtuoso,sia per le casse del Comune che in favore del CSCO, tanto che lo spostamento della sede all’interno di una struttura di grande pregio e, soprattutto, di proprietà comunale (Palazzo Simoncelli) ha prodotto un risparmio di soldi pubblici per un importo di quasi 500.000 all’anno. La stessa Amministrazione ha messo in campo ogni azione possibile per trovare soluzioni virtuose e finalizzate al salvataggio della Fondazione, ma la massa di debiti (chi, come i Presidenti delle Associazioni di categoria, sanno bene a quanto ammonta il debito) e qualche ritrosia nel trovare accordi transattivi non hanno certo agevolato una positiva soluzione. Quello che risulta incomprensibile dal comunicato dei responsabili delle Associazioni di categoria non è tanto una volontà generica di far continuare l’esperienza del CSCO (state tranquilli che la difesa della formazione e della cultura sta a cuora a tutti!), quanto una apodittica difesa di una realtà che – diciamocelo francamente – ha divorato in questi anni (tra costi diretti ed indiretti) milioni e milioni di euro pubblici. Questi responsabili delle Associazioni sono gli stessi che chiedono (giustamente) la razionalizzazione della spesa pubblica e la efficienza finanziaria nella gestione degli Enti, ma per troppo tempo hanno dormito sonni tranquilli (qualcuno, come il Presidente di Confesercenti Sandro Gulino, ha avuto per diversi anni responsabilità politiche in città – per tutte ricordiamo la sua presenza come Consigliere d’Amministrazione in RPO, società con capitale sociale di 1 milione di euro interamente conferito dal Comune di Orvieto nel 2004 e costituita per dare alla ex Piave un futuro fatto di piani finanziari e grandi progetti, ma che in pochissimi anni aveva prodotto quasi 700.000 euro di passività: dispiace ma lezioni da Gulino non le vogliamo sentire!) senza accorgersi minimamente che questo Comune e tutte le sue elefantiache strutture strumentali stavano andando verso un default senza ritorno. Con il massimo rispetto per questi Signori, occorre iniziare ad avere la consapevolezza che è finito il tempo di privatizzare gli utili e socializzare le perdite (specialmente se spetta sempre alle casse pubbliche con i soldi delle tasse dei cittadini) e poi pontificare su qualche “barzolo” di provincia ed ergersi a paladini dell’efficientismo e del libero mercato. Siamo sicuri che le attività di cui sono titolari vengano gestite cercando di ottimizzare i costi attraverso piani economici dove non vi sia squilibrio tra entrate ed uscite: siamo altrettanto sicuri che i responsabili di queste Associazioni di categoria siano virtuosi nella gestioni delle loro imprese e cerchino di affrontare questo momento storico di grandi difficoltà attraverso un’attenzione massima alle spese ed ai costi fissi delle loro aziende. I responsabili di queste Associazioni di categoria sono gli stessi che (giustamente) vorrebbero una tassazione più bassa, ma in maniera incomprensibile vorrebbero contestualmente un incremento di spesa pubblica o, come nel caso del CSCO, lasciare che i debiti arrivino a livelli insopportabili. Visto che i responsabili delle Associazioni di categoria (giustamente) chiedono il salvataggio del CSCO, perché non si mettono a capo di una cordata di imprenditori orvietani e costruiscono una proposta seria per subentrare nella gestione della Fondazione, dando continuità alla stessa attraverso un piano economico-finanziario teso a rivitalizzare il CSCO. Attendiamo che il Presidente di Confindustria Orvieto, il Presidente di Confesercenti Orvieto, il Presidente di Confcommercio Orvieto e il Presidente di AssoCommercio Orvieto rispondano con fatti concreti e mettano in azione le loro doti di imprenditori e commercianti: diano un contributo serio e facciano vedere alla politica (che tanto bistrattano) di cosa sono capaci.