di Dante Freddi
Tutti parlano di turismo e molti hanno anche le qualità per farlo. Alcuni hanno semplicemente esperienze di viaggio positive che vorrebbero fossero replicate anche nel nostro territorio, ma comunque portano idee a cui spesso sono molto affezionati. Altri sono addetti al settore come commercianti di articoli per turisti o generalisti, altri gestiscono case vacanza o B&B o alberghi o agriturismi o ristoranti o bar: hanno necessità diverse e quindi opinioni difficili da far coincidere, ma tutte importanti. Poi ci sono i cittadini che abitano nel centro storico e che devono accettare di convivere con gli affari di tutti gli altri, senza considerare che anche le idee dei residenti giovani e di quelli un po’ avanti negli anni faticano a convivere felicemente. Inoltre c’è chi nutre passione per la propria città e ha voglia di raccontare quello che ha capito.
Queste persone hanno possibilità di incontrarsi soltanto sul web, perché non c’è alcuna opportunità offerta da portatori di interesse o partiti o amministratori, a cui evidentemente non serve confrontarsi ma soltanto affermare il loro punto di vista dove serve.
La scorsa settimana si è imposta su giornali web e social la notizia che Booking.com ha inserito Orvieto tra le dieci città più accoglienti al mondo, l’unica in Italia. Naturalmente, quasi per una spinta naturale, video con racconto soddisfatto della sindaca, lieta per la qualità certificata di Orvieto e quindi sua, rilancio da parte del suo entourage mediatico, polemica tra chi è pro e chi è contro, al di là del contenuto, gli uni in reazione all’atteggiamento sempre trionfante dell’Amministrazione e gli altri in reazione alla reazione.
Riporto un brano del post di Marco Marino, uno che è del mestiere, e mi allineo alla sua valutazione di merito: «I parametri di valutazione per l’accoglienza di Booking, cosi come quelli di Airbnb e altri, sono strettamente legati agli alberghi, ai b&b, agli agriturismi, alle case vacanza e similari e nulla hanno a che vedere con la città turistica o il luogo di mare o comunque di soggiorno a scopo vacanziero. Per capirci sui loro mediamente cinque punti di valutazione si chiede il livello di pulizia, la corrispondenza alle descrizioni dei locali, la gentilezza di chi ti accoglie, i servizi interni alle case e alle stanze, le distanze dai principali monumenti o dalle spiagge o impianti di risalita montani e così via» .
Comunque è una bella notizia, che ci comunica soprattutto che chi si occupa di ricettività a Orvieto è un buon professionista. Notizia non scontata, perché molti sono nuovi del mestiere. Una constatazione che rallegra gli amministratori e gli operatori e anche chi ama Orvieto e il suo territorio e ha speranza di sviluppo armonico.
Concludo questo pezzetto di metodo con una provocazione: ma non sarebbe il caso di far fuori lo slogan adottato nella promozione orvietana “Orvieto Città viva Esperienza autentica”, utilizzato più o meno da altre città e regioni, che per deferenza all’affermarsi del cosiddetto turismo esperienziale promettono tutti la stessa cosa, l’Esperienza? Il danno per noi sarebbe poco, perché credo questo slogan non abbia avuto ancora la possibilità di affermarsi. Non sarebbe invece opportuno riprendere con convinzione quel “Orvieto città narrante” dello Studio Maoloni che è originale e mostra una città che racconta Storia e Arte e Uomini e Attività e Paesaggio? È soltanto un’idea, forse giusta forse no, ma con chi ne posso parlare se non con voi?