Della triade alimentare – grano, olio e vino – che da secoli caratterizza la civiltà del Mediterraneo, il grano è il più consumato e, al tempo, il meno conosciuto. Può essere tenero o duro e che contiene glutine, un complesso proteico che in alcuni individui geneticamente predisposti può dar luogo alla cosiddetta Malattia Celiaca (che riguarda circa l’1% della popolazione italiana). Negli ultimi anni si è invece assistito alla riscoperta di varietà di grano dette antiche in ragione della loro persistenza seppur residuale.
Prima degli altri è arrivato il “Senatore Cappelli” la cui semola viene impiegata per la produzione di una pasta di ottima qualità. Il “Cappelli” ha fatto da apripista e oggi si contano decine di “varietà tramandate” oggetto di un prezioso recupero produttivo. Emanuele De Cillis, agronomo e responsabile scientifico del “censimento” dei grani più diffusi in Italia (1927), ne contò a centinaia.
Anche il grano ha quindi una storia intrecciata con le altre storie del mondo. Il “Piccolo Almanacco dei Grani Antichi” (Edizioni “Il Formichiere”) prova a ripercorrere questa singolare vicenda che parte dalla Mezzaluna fertile, passa per l’Etruria e per Roma, attraversa il Medioevo e giunge ai nostri giorni. Il libretto si sofferma inoltre sulle trasformazioni delle varietà attraverso le pratiche di “miglioramento genetico”, sulla grande querelle salutistica che oppone i grani moderni a quelli antichi e su alcuni episodi curiosi – il grano ottenuto con le radiazioni di una pila di cobalto, ad esempio – che hanno segnato la storia più recente di questo nostro emblema alimentare. Il libro – a cura dell’Associazione EstroVersi – verrà presentato da Gianluca Foresi e Vittorio Tarparelli sabato 1 aprile ale ore 17:30 a Canale Nuovo (Via Nettuno 17). L’ingresso è libero.