di Anna Rita Bellini
Insieme a Maria e Loretta, l’otto marzo 2023, varchiamo con trepidazione il portone del Liceo Classico “F.A. Gualterio” che ci aveva visto uscire, maturande, tanti anni fa. Oggi entriamo come rappresentanti dell’Unitre di Orvieto a illustrare e a leggere alcuni brani tratti dal libro “Avvolto in laceri panni. Il Brefotrofio di Orvieto fra 1700 e 1900”, lavoro di ricerca coordinato dalla Prof.ssa Maria Barlozzetti negli anni accademici 2009/2010 – 2010/2011 pubblicato a cura dell’Università delle Tre Età nel dicembre 2022.
Tanti pensieri si affastellano nella nostra mente: come sarà l’approccio con le nuove generazioni, saranno interessate ad una problematica così lontana nel tempo e saremo in grado di costruire un dialogo con loro? La mattina inizia tra saluti e abbracci, ci conosciamo un po’ tutti, abbiamo operato con diversi ruoli, per anni, nel mondo della scuola.
Molto sentite e molto gradite da noi le presentazioni della Dirigente Prof.ssa Cristiana Casaburo e delle Prof.sse Silvia Michelangeli e Antonella Rellini, docenti delle classi III e IV Liceo delle Scienze Umane che hanno stimolato questo incontro. Poi sullo schermo cominciano a scorrere le slides sapientemente illustrate, con voce piana ed esperta, dalla Prof.ssa Barlozzetti e quello che, positivamente, ci stupisce, è il silenzio di una platea di circa sessanta studenti che ci guardano con occhi attenti e consapevoli.
Sono ragazzi abituati all’ascolto e alla riflessione, vederli così attratti è la prima soddisfazione della giornata. L’argomento della maternità negata e della sofferenza che dai legami spezzati scaturisce non annoia ma, soprattutto non spaventa. Gli occhi e i corpi continuano a rimanere attenti.
Il dialogo fra le “carte del brefotrofio” portato alla luce grazie alla collaborazione del personale dell’Archivio di Stato e il gruppo di lavoro dell’Unitre svela un universo complesso con considerazioni sulla condizione socioeconomica del territorio orvietano, sulla condizione dell’infanzia, sull’organizzazione del luogo preposto ad accogliere “gli esposti” e, qualche volta, le donne che vi si recavano a partorire.
Le letture riguardanti le figure della cura, la somministrazione del battesimo, i nomi e i cognomi che venivano assegnati ai trovatelli, i segnali di esposizione in funzione di corredo ad indicare la speranza di un ricongiungimento hanno segnato un momento di concentrazione e di commozione profonda. Vedere scorrere sullo schermo medaglie spezzate, mezze spille, agnusdei, bigliettini privati e lettere di accompagnamento ha fatto toccare con mano il dolore di una separazione imposta dalla povertà o da obblighi sociali.
Le testimonianze orali di alcune figure che avevano prestato il loro servizio presso il Brefotrofio o che abitavano nei pressi della struttura hanno rappresentato un esempio di storia scritta dal basso e ci hanno restituito il quadro palpitante e vivo di un mondo per troppo tempo ignorato dalla città stessa. A fine presentazione, al fatidico quesito: “Ci sono interventi?”, trascorso il primo momento di timidezza, le mani hanno cominciato ad alzarsi e gli studenti hanno posto domande interessanti e sentite; hanno voluto approfondire la condizione dei bambini, sapere se erano amati, quali conseguenze poteva avere sulla loro personalità il fatto di essere stati abbandonati, se ricevevano un’istruzione, se avevano qualche disabilità e se questa era riconosciuta dalla società del tempo e quali lavori potevano svolgere.
Interessanti le domande sul personale che lavorava nel Brefotrofio: erano persone formate per il ruolo che dovevano svolgere, erano pagate e da chi, si affezionavano ai bambini che erano loro affidati? Un mare di domande a cui abbiamo risposto sulla base dei documenti in nostro possesso, cercando di appagare la loro voglia di conoscenza. Non ci eravamo sbagliate: quegli occhi e quei corpi attenti e consapevoli hanno infiammato una sinergia emotiva che ci ha lasciato felici e appagate. Uscendo dal portone del Liceo, la trepidazione è scomparsa, rimane a noi “ragazze in quiescenza” la voglia di continuare a costruire un dialogo con le generazioni future attraverso nuovi progetti dell’Unitre.