di Andrea Impannati
Putin per molti analisti ha avviato un’operazione priva di qualsiasi razionalità, portando a dubitare della sua logicità sia per quanto riguarda la politica del finto negoziato che per l’invasione dell’Ucraina. Tutte mosse politiche che con il passare del tempo vengono sempre più chiarificate. La scelta del momento in ogni azione politica ha una rilevanza, Putin ha scelto di colpire quando le economie democratiche europee e mondiali hanno più bisogno e sono più ricattabili: in un periodo di crescita economica dopo anni di stagflazione.
Le sanzioni negli ultimi anni sono considerate l’unica arma che possa distruggere qualsiasi prospettiva di guerra delle varie potenze continentali. L’esclusione dal secondo pacchetto sanzionatorio di quella che sembra l’unica scelta efficace, ovvero bandire i russi dal meccanismo SWIFT, dimostra l’interdipendenza strutturale del vecchio continente con la Russia. Questo meccanismo, che permette di effettuare transazioni internazionali, bloccherebbe all’istante il pagamento europeo del gas russo. La richiesta di parzializzare l’esclusione dallo SWIFT, mantenendo attivo lo scambio tra gas russo e fondi europei, non ha senso. Il flusso di dollari pagati per la preziosa materia prima, sta arricchendo Putin molto più velocemente di quanto si possa pensare, poiché al diminuire delle quantità il prezzo aumenta con andamento esponenziale, come abbiamo potuto notare dalle bollette. La soluzione Putin potrebbe averla, anche se subendo numerose perdite, cioè passare al meccanismo cinese di trasferimenti, incrementando l’unione di queste due potenze complementari, una nucleare ed una economica.
L’Italia e la Germania non hanno soluzioni, sono alla mercè dell’autocrate. Le misure adottabili hanno tempistiche medio-lunghe che non possono combaciare con le necessità istantanee dei due paesi. Le 13 settimane di stoccaggio di gas residuo italiano e le 8 di quello tedesco rendono quasi inoffensive le proposte di misure di un attacco monetario forte. Il gas liquefatto americano non può essere utilizzato poiché non abbiamo i macchinari per rigassificare il prodotto trasportato sulle grandi navi. Errori strategici del passato che ci hanno immobilizzato, fino a far proporre al Presidente Draghi nell’udienza parlamentare di oggi la rimessa in funzione delle centrali a carbone, tenute come scorta energetica in stand-by. I Blocchi stanno ridefinendosi, democrazie contro autocrazie.