Con un pensiero alle drammatiche notizie che giungono dall’Ucraina e alle popolazioni civili che pagano sempre il costo più alto in ogni guerra, si è aperta l’assemblea organizzata nella mattinata del 25 febbraio a Ciconia da CGIL-CISL-UIL. Al centro dellla discussione il nuovo piano sanitario regionale e le criticità sempre crescenti dell’ospedale di Orvieto, e più in generale, dei servizi di prevenzione e cura di tutto il territorio.
Pensare alla sanità pubblica, che è un servizio garantito dalla Costituzione, come fosse un’azienda che deve generare profitti, ovvero, tagliare i costi per questioni di bilancio, è semplicemente sbagliato – è stato ribadito – ed è alla base di tutte le pseudo-riforme del sistema sanitario regionale e nazionale: come è stato detto durante l’assemblea occorre innanzitutto riportare al centro del dibattito il cittadino e il territorio.
Sopprimere il distretto sanitario di Orvieto sostituendolo con uno che va dalle pendici dei monti Sibillini a Fabro, che è più vicina ad Arezzo che a Terni, non è errato, è semplicemente folle e denota scarsa conoscenza della complessità del territorio, è stato ribadito spesso. Un territorio da anni ormai ai margini della politica regionale, che è un’area interna e che ha la particolarità non di poco conto di avere la popolazione con l’età media più alta dall’Umbria. Il depotenziamento dell’ospedale Santa Maria della Stella è solo la conseguenza di questa marginalizzazione iniziata decenni fa che ha portato la struttura orvietana, una volta ritenuto un gioiello all’avanguardia ben più degli ospedali di Terni e Viterbo, a non essere appetibile neanche per i medici stessi, visto che ai concorsi indetti per la copertura di posti in ospedale non ha praticamente partecipato nessuno.
All’assemblea sono intervenuti anche alcuni sindaci del territorio, prima tra tutti Roberta Tardani, che ha fatto proprie molte delle preoccupazioni sollevate dagli interventi dell’assemblea ma ha difeso alcune scelte strategiche come la Casa della Salute da destinarsi nelle strutture dell’ex ospedale.
“Abbiamo tolto alla speculazione un fabbricato importante che abbiamo rimesso a disposizione dei cittadini e della sanità pubblica”, ha detto la prima cittadina di Orvieto. “Capisco che ci sono forti criticità nel piano regionale ma ora occorre soprattutto concretezza e unità di intenti tra tutti, sindaci, operatori sanitari, sindacati e cittadini”, ha chiosato. La stessa preoccupazione è stata espressa da Damiano Bernardini e Sauro Basili, rispettivamente sindaci di Baschi e Allerona, che hanno bocciato il piano sanitario regionale chiedendo a gran voce unità di intenti di tutto il territorio per contrastare decisioni prese senza neanche conoscerne le esigenze. (GabMar)