di Andrea Impannati
Il primo libro di cui vi vorrei parlare in questa rubrica è uno di quelli che più mi ha segnato nel passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta. La ricorrenza, ormai da alcuni anni in disuso, di creare un elaborato per il tanto atteso esame di maturità mi permise di concentrarmi su di un libro che a primo impatto trovai ostico da decifrare.
Il racconto è fortemente intrecciato con la storia dello scrittore, Vonnegut infatti fu uno dei prigionieri americani superstiti alla notte del 13 febbraio 1945 a Dresda. La città venne rasa al suolo, con centinaia di bombe incendiarie degli alleati, e il Mattatoio n°5 fu l’edificio che permise a Kurt Vonnegut di tornare in patria e cominciare la fortunata carriera da scrittore.
Il protagonista del romanzo è Billy Pilgrim, un americano comune che se non sa gestire il tempo, venendo rimpallato nei differenti momenti della sua vita in modo completamente casuale. Egli si rivive, ripercorrendo l’intero arco della propria caleidoscopica e colorata vita. Vonnegut immette nel romanzo numerosi stimoli biografici, tra cui l’esperienza condivisa con il protagonista del bombardamento a Dresda.
L’autore inserisce nel romanzo numerosi spunti pacifisti, tra cui la meravigliosa descrizione della “guerra alla rovescia” dove ogni azione bellica diventa tragicamente comica. Tralfamadore è un tema ricorrente nei romanzi Vonneguttiani, è un mondo intergalattico abitato dai tralfamadoriani, un popolo post-temporale che ha la capacità di vivere ogni singolo istante ripetute volte, un eterno ritorno dell’uguale.
“La cosa più importante che ho imparato su Tralfamadore è che quando una persona muore, muore solo in apparenza. Nel passato è ancora viva, per cui è veramente sciocco che la gente pianga al suo funerale. Passato, presente e futuro sono sempre esistiti e sempre esisteranno. Possono vedere come tutti i momenti siano permanenti, e guardare ogni momento che gli interessa. È solo una nostra illusione di terrestri credere che a un momento ne segue un altro, come nodi su una corda, e che quando un istante è passato sia passato per sempre.
Quando un tralfamadoriano vede un cadavere, l’unica cosa che pensa è che il morto, in quel momento, è in cattive condizioni, ma che la stessa persona sta benissimo in un gran numero di altri momenti. Oggi anch’io, quando sento dire che è morto qualcuno, alzo le spalle e dico ciò che i tralfamadoriani dicono dei morti, cioè: ‘Così va la vita’.”
I libri sono il vero sale della terra, Scopriteli!