“Al metodo oligarchico, alle criticità, ai comportamenti discutibili di recente memoria, si aggiungono i tentativi di dirottare progressivamente verso il sistema privato, l’erogazione di prestazioni indispensabili per la salute dei cittadini. Contemporaneamente, quello che resta della sanità pubblica, che noi tutti paghiamo, viene pianificata con algoritmi teorico statistici, gestita in modalità verticistica e connotata da forte finalizzazione economica. Lo abbiamo già detto più volte ma è bene ribadirlo: la salute non può essere a pagamento e sulla salute nessuno deve guadagnare!
In questa emergenza sociale, sarà ancora più preoccupante la sorte del nostro comprensorio: decentrato, marginale, problematico per l’accessibilità agli ospedali di comunità e purtroppo con una classe dirigente non in grado di far valere efficacemente le istanze e le esigenze dei cittadini, o almeno di ridurre il pesante divario, in termini di completezza di prestazioni e di qualità percepita, di gran lunga inferiori a quelle dei residenti in aree limitrofe della stessa Regione.
Perdurando l’accettazione tacita delle decisioni del vertice ed in assenza di rimostranze e di efficaci azioni a contrasto, non solo sconteremo il peggioramento graduale del servizio sanitario pubblico ma giustificheremo come strategia di ottimizzazione, la ventilata soppressione del Distretto Socio Sanitario di Orvieto, derivandone ulteriore centralizzazione dei processi decisionali.
Ricordiamo per la ennesima volta come dovrebbe essere il Distretto Socio Sanitario e quali siano le funzioni e le autonomie che la normativa gli attribuisce. Si tratta di una struttura complessa, decentrata, articolata e governata da dirigente; è stata configurata ed ubicata per assolvere compiutamente, stante la conoscenza analitica delle problematiche specifiche del territorio di competenza, alla più completa ed efficace medicina di territorio, ponendo in atto le risorse appropriate, dopo averne preventivamente pianificato con la Asl il fabbisogno necessario. I fatti confermano, invece, come la funzione della predetta struttura, non sia altro che quella di eseguire il compito assegnato, non creare problemi, mantenersi nei volumi economici stabiliti dal vertice con metodo puramente statistico, senza coinvolgere attivamente il territorio, specialmente nella formulazione dei piani di attività e nella fase di controllo gestionale, di qualità e trasparenza.
Conseguenza di questi fatti è che da anni stiamo aspettando la casa della salute a Orvieto centro, che sono stati depotenziati o chiusi i punti di erogazione servizi di Monterubiaglio, Civitella del Lago e Fabro, che la carenza di personale sanitario, a vario livello, rimane una criticità irrisolta. A tentare almeno di scardinare il meccanismo, noi ci abbiamo provato con una proposta di legge popolare che a norma della legge, riconducesse Distretto e Territorio (Comuni), al ruolo di attori protagonisti nelle decisioni sulla salute dei cittadini.
La proposta, mai discussa, è sepolta nei cassetti regionali. Ciò nonostante, il momento che viviamo e non la propaganda, ci spinge a sollecitare ancora tutti i cittadini per una presa di coscienza sulla deriva verso la quale stiamo andando e per fermare lo scadimento del livello del servizio sanitario pubblico che il futuro, molto vicino, produrrà alla nostra comunità locale.
Ci sembra anche il momento adatto, essendo prossimi al 25 aprile. La Liberazione che andremo a ricordare, diventi motivo di riflessione e stimolo per quante e quali liberazioni dovremo ancora combattere perché la dignità di vita delle persone e le conquiste sociali, frutto di lotte e di sacrifici, non diventino come meteore che una dopo l’altra continuano ad essere spente dagli interessi e dal potere. Noi ci siamo sempre!”.
Fonte: PCI Umbria – Federazione di Orvieto