di Renato Piscini
In questo momento di pausa politica, si possono imbastire processi politici ed alcune evoluzioni di aree politiche pre-esistenti. C’è chi tenta cambiamenti, per un nuovo centro-sinistra, con azioni non di fondo ma cambiando solo i conduttori. Dall’altra, chi tenta un cambio di paradigma o di livello europeo nel campo di centro-destra. A mio parere entrambe le azioni non hanno i titoli o i presupposti per le sfide che si presenteranno.
Dalla crisi politica non se ne esce con nuovi eroi, bensì saranno coloro che condivideranno la qualità della politica e che saranno di esempio, per il senso pieno delle istituzioni, per centrare le nuove vie. Bisogna aprire uno spazio ove l’elettore si mette di fronte alle proprie responsabilità nel segno del riformismo, il solo pensiero creativo della politica tradizionale e allo stesso tempo di visione. Che fine fanno i sogni quando non si avverano!
Con la sola mobilità di un centro moderato e liberale, nel segno del riformismo, si può dare una scossa all’attuale fermo. L’immagine dello sfascio dato dalla pandemia che ci fa temere per il futuro deve al contrario rianimare la curiosità dell’elettorato. Alla politica, quindi, il compito di unire il Paese attraverso una visione riformista, in un Paese pieno di contraddizioni ma ove sono nati eccellenti menti, per una resurrezione di quel ceto moderato, da sempre presente nel Paese, atto a fare leva per vere novità di rilievo.
L’inclusività e l’apertura verso l’esterno sono presenti solo in questo mondo cioè i veri militanti e iscritti. Ricominciare dal passato vale solo per esempi storici rilevanti e questo non sono né l’ex Ulivo, né la destra onnicomprensiva. Il trasformismo non è la strada per costruire nuove politiche.