In un momento di totale confusione riguardo alla situazione epidemica europea, tra il confinamento francese e il semi-lockdown all’italiana mi trovo ospite per circa due settimane nel verdeggiante paradiso naturale di Verdilly.
Verdilly è un comune francese situato nella regione dell’alta Francia, appartenente al dipartimento dell’Aisne. In questo momento di paure e divieti per spostamenti Verdilly si è rivelato un angolo di natura in grado di ricaricare positivamente mente e spirito. Il piccolo centro rurale presenta diverse abitazioni dalla graziosa architettura sparse qui e la nella campagna e boschi ricchi di flora e fauna. Daini, cinghiali e tassi sono solo alcuni degli abitanti dei boschi di Verdilly, mentre mucche, vitelli, maiali e anatre sono impiegati per la produzione di formaggi, patè e salumi, alcuni prodotti gastronomici tipici della zona.
Il problema del confinamento in questo luogo esiste ma si percepisce meno avendo la possibilità di aprire la porta di casa e fare passeggiate immerso nella natura, mantenendo così un certo distanziamento sociale, cosa che in una città, anche se di dimensioni ridotte, come Orvieto diventa più difficile a meno che non si decida di andare lungo il sentiero del famoso anello della rupe oppure nelle località della campagna circostante.
A pochi chilomentri dalla ridente Verdilly c’è il comune di Château-Thierry, il quale dista circa un’ora dalla capitale pargina. La cittadina si erge sulle rive del fiume Marna ed è nota, tra le altre cose, per aver dato i natali allo scrittore e favolista Jean de La Fontaine di cui spicca al centro della città un monumento a lui dedicato e inoltre la sua casa natale è tutt’ora un museo visitabile. La città prende il nome dal castello (appunto Château) medioevale che sorge nella parte vecchia della stessa.
Tra i monumenti noti della città è presente anche il monumento americano, dedicato nel 1937 ai caduti della Prima Guerra Mondiale americani che hanno combattuto a fianco dei francesi. Una vicinanza con Orvieto la si trova nella massiccia produzione vinicola e se il comune umbro è noto in tutto il mondo per l’Orvieto Classico, a Château Thierry e in tutta la regione c’è una grande produzione di Champagne, che tra i vari prodotti locali annovera anche il ratafia, liquore che si ottiene dal succo spremuto con la quarta pressatura delle uve impiegate per la produzione di Champagne.
Nota anche la variegata produzione di formaggi sia vaccini che caprini alla base di molti piatti locali come la raclette o la tartiflette. La cucina della zona presenta anche molti piatti a base di carne di maiale come il cassoulet o la paillettes de jambon. Tra i dolci più caratteristici della zona ricordiamo les niflettes, dischi di pasta sfoglia con crema ai fiori d’arancio. La particolarità di questi dolci è che si producono solo a cavallo tra la fine di ottobre e metà novembre, perchè un tempo erano un dono per i bambini orfani nel giorno dei morti.
Il rientro in Italia è stato decisamente tranquillo, senza alcun controllo da parte delle autorità, nonostante la situazione sia davvero delicata. Tornato a Orvieto porto con me questo ricordo bellissimo e suggestivo, con la speranza di poter tornare presto a visitare questi posti meravigliosi e potermi nuovamente confrontare con una cultura ricca, variegata e colta come quella della Francia del nord. (Valentino Saccà)