Sono le prime ore dopo il tramonto ad illuminare tenui ed avvolgenti le luci e le ombre del mio
cammino che dal porto mi conduce verso la piazza. Il tepore dell’aria salata è docile ed accompagna
i miei passi con elegante complicità e mentre tutt’intorno è già il silenzio e il richiamo di qualche
onda salmastra annuncia il tempo calmo della sera mi ritrovo al centro della piazza con gli occhi
brillanti di meraviglia.
Quattro vele brune ed affusolate puntano il cielo con le loro “penne” ben definite ed abbracciano
con le rande rotonde e materne i contorni di quella che fu la piazza “grande” di Trieste.
Leggere ed erette sulla loro fissità sembrano condurre una danza antica e solitaria che un
palcoscenico marmoreo sopraeleva con austera grazia. Le forme delicate ed allo stesso tempo
imponenti richiamano chiaramente gli empiti di uno spirito sognatore che scava nel fondale della
fantasia per portare alla luce la bellezza di un’idea. Ma cos’è un’idea se non una proiezione del
proprio sé alla ricerca di un ormeggio salvifico alla propria natura?
Osservo con incanto la scultura, la percorro lungo tutto il perimetro, la raggiungo con lo sguardo fin
dentro le cavità delle vele per raccoglierne tutta l’armonia e la sapienza. Una sapienza operosa che
parla di mani sporche e cuore impavido, di sentimenti puri e rispetto per la vita. Un tributo allo
spirito inquieto che nel divenire dell’esistenza non manca di inneggiare agli elementi di cui è fatto
l’uomo e che da un blocco d’acciaio e travertino delinea l’orizzonte romantico di una visione ché
“l’arte deve rivelarci idee, essenze spirituali informi” direbbe Joyce.
Chiudo per un attimo gli occhi per proteggere l’istantanea d’una magia e percepisco la carezza
benefica d’un vento inedito proveniente dal molo Audace che simbolicamente quelle vele hanno
raccolto per me e lascio che mi attraversi percorrendo le emozioni che l’arte ha portato a galla e
conducano il mio respiro affamato di spiritualità in cerca di quell’Aria che Stefano
Conticelli ha saputo poeticamente frangere. (Laura Sega Marchesini)