Il nostro giornale si era occupato della problematica riportando nei giorni scorsi l’appello di molte famiglie che, a seguito della partenza della dott.ssa Flavia Costantini dal servizio di Neuropsichiatria Infantile, si sono trovati dalla sera alla mattina senza più alcun punto di riferimento per i propri figli. Ora i genitori si appellano anche alla presidente della Regione Umbria Tesei affinchè si possa trovare una soluzione rapida al problema. Pubblichiamo di seguito il testo della lettera-appello a firma dei genitori:
Ad oggi, il servizio di Neuropsichiatria Infantile non rientra più tra i diritti dei più giovani cittadini orvietani. Questo perché, a fronte del trasferimento della titolare, non è stato individuato ancora un sostituto; e quando un diritto non è più esigibile, qualunque ne sia la causa, il diritto è negato.
Certamente la partenza della dottoressa Flavia Costantini verso l’Ospedale Umberto I di Roma ha lasciato un po’ tutti sorpresi. Soprattutto ha lasciato senza un percorso terapeutico adeguatamente sorvegliato decine e decine di bambini. Sono infatti circa 90 i giovanissimi con sindromi riferibili all’ADHD, a cui si aggiungono quelli affetti da disturbi dello spettro autistico, dell’apprendimento e neurologici.
Ma è da tempo che il destino del servizio in questione appariva incagliato. In precedenza, la Neuropsichiatria Infantile di Orvieto aveva raggiunto quasi uno stato di grazia, con un Neuropsichiatra presente 5 giorni alla settimana e con il supporto di 2 psicologi. Ma questa condizione è durata poco.
Da 9 mesi non si fanno i GLH, i gruppi di lavoro nelle scuole sulla disabilità, così come non si procede all’effettuazione della valutazione né alle certificazioni necessarie per l’ottenimento dei riconoscimenti di legge. Infine, l’assenza del titolare e il permanere di uno stato di incertezza si riflette sull’efficacia della terapia e quindi sulle condizioni di salute dei piccoli pazienti nonché sulla serenità e stabilità emotiva delle famiglie.
Resta davvero difficile capire il perché non si siano predisposte in tempo soluzioni adeguate all’evenienza, che forse ha sorpreso gli utenti ma certamente non avrebbe dovuto sorprendere i responsabili della USL Umbria 2. Invece, al fine di giustificare questo deprecabile stato di cose, ci si appella al fatto che in Umbria non siano presenti scuole di specializzazione in Neuropsichiatria infantile a cui far ricorso per le sostituzioni. Come se vigesse un obbligo alla “filiera corta” anche in fatto di medici.
Il problema è un altro, e non ha a che fare né con le scuole di specializzazione né con l’emergenza Covid-19. Si tratta, più semplicemente, di capire se la USL 2 sia in grado di erogare questo servizio. Se una rapido ed efficiente ricostituzione del servizio è nelle sue possibilità allora si proceda senza indugio. Altrimenti, in attesa di tempi migliori, si conceda la Neuropsichiatria Infantile in concessione o convenzione.
Bisogna evitare che siano le famiglie a farsi carico dei piani terapeutici e delle complicazioni sorte dopo questa fase di confinamento. I bambini ne hanno sofferto e ne soffrono ancora oggi. Ma queste fasi complesse non si possono affrontare con la pur encomiabile buona volontà delle famiglie e delle associazioni ma con un’adeguata strumentazione sanitaria e sociale preposta alla cura della persona.
Il diritto alla salute e alle cure non contempla gerarchie. non esistono – per numero, per età o per altro – percorsi di cura di serie A o di serie B o servizi sanitari di serie A o di serie B. I tempi ci impongono di vigilare affinché l’esercizio di questi diritti resti pienamente esigibile, senza improprie detrazioni o ridimensionamenti o sconti. E questo nell’interesse di tutti i cittadini, sani o malati che siano.
Ci rivolgiamo, infine, come famiglie di ragazzi e ragazze speciali, alla Presidente della Regione Umbria affinché, con sollecita urgenza, possa rimediare al vuoto di competenze specialistiche che riguarda il servizio di Neuropsichiatria Infantile di Orvieto. Le nostre condizioni economiche non ci permettono di far fronte alle necessità dei nostri figli. La invitiamo pertanto a valutare le diverse soluzioni praticabili al fine di assicurare loro le quotidiane attività terapeutiche e di cura oggi purtroppo negate.