di Massimo Gnagnarini
Gli orvietani rappresentano meno del 2% dell’elettorato dell’Umbria ma, stavolta, per le elezioni regionali del prossimo 27 ottobre esprimono, in proporzione, persino una quota maggiore di candidati alla carica di consigliere regionale.
Diciamo subito che ciò non equivale a un punto di forza, ma al contrario è sintomo di una forte e radicata debolezza specchio dell’assenza di una vera classe dirigente locale che per lo più appare , invece, affetta da una sorta di infantilismo politico. Preciso che chi scrive non si sente certo al di sopra e non si sottrae a questo impietoso giudizio. Tuttavia è ora che apriamo gli occhi tutti quanti !
Restiamo isolati e ininfluenti ogni qualvolta, ovvero sempre, reiteriamo quel misero talk show cittadino dove gli stessi attori di sempre imperturbabili si dispongono a occupare e a scambiarsi ogni spazio o interstizio generati dai sommovimenti del quadro politico nazionale o regionale.
Sono ormai due generazioni che ciò accade a Orvieto : Non votiamo più per i nostri personaggi politici capaci di competere in Europa, in Italia o in Umbria. Votiamo, loro malgrado, per dei meri portatori d’acqua con in mano una bandierina nell’illusione che qualcuno di loro , per sbaglio o per fortuna, risulterà eletto conquistando così, almeno, un esiziale diritto di tribuna.
Ma andrebbe a rappresentare chi ? E a rappresentare cosa ? Perché è ben chiaro a tutti che qui nessuno ha più un’idea di Orvieto futura: ne la passata amministrazione, che pure ha avuto il merito di togliere la città dalle sabbie mobili del default finanziario, ne l’attuale amministrazione che a cento giorni dall’insediamento dimostra il proprio sostanziale e disarmante immobilismo su tutto.
Altro aspetto dell’ infantilismo politico orvietano è la corsa, in questi giorni, ad arrivare per primi a sposare ogni pseudo novità tipo Siamo Europei del mio amico Calenda o Italia Viva di Renzi o dei variegati sottoprodotti di stagione della ciclica scissione dell’atomo della Sinistra, oppure i cambi di casacca personalistici eseguiti in corsa all’interno della galassia del Centrodestra , tutte operazioni destinate alla disillusione e a incidere una beata cippa sulla Questione Orvietana.
Dunque la priorità non è tanto quella di esser rappresentati come comunità locale a palazzo donini di Perugia , ma, semmai, sarebbe quella di ricercare, tutti insieme, prima di scomporci e ricomporci senza alcuna soluzione di continuità, le ragioni stesse che valgono per voler esser rappresentati e dunque nel riscoprire e rilanciare le ragioni stesse che giustificano l’esistenza di una comunità locale come la nostra qui a Orvieto.
Il modo più produttivo per farlo è guardare alle nuove generazioni del territorio orvietano , cominciando dalle nostre scuole e con progetti educativi mirati che coinvolgano istituzioni, professionisti, imprenditori, politici per promuovere non soltanto un maggiore senso civico ma anche la consapevolezza delle potenzialità e delle opportunità offerte da un posto come Orvieto non sempre o affatto adeguatamente valorizzate da generazioni e classi dirigenti per lo più immobili, paurose del rischio, amanti della rendita e poco competitive.
Questo sarebbe il vero CAMBIAMENTO. Se non si avvia questo processo di rigenerazione Orvieto continuerà ad offrire a se stessa solo una malinconica alternanza di politici vecchi o di giovani vecchi ripiegati su stessi e privi di qualunque visione.