L’appello di Cristina Croce merita attenzione e io mi dichiaro interessato a discuterne. Rapidamente e con chiarezza, dati i tempi stretti. La situazione dell’Umbria e in essa di Orvieto richiede una svolta di strategia, di programma e di classe dirigente.
Partiamo dai dati di fatto.
1. L’Umbria è conciata male in conseguenza di una classe dirigente fallimentare; ha condizioni da regione meridionale; di giorno in giorno si rincorrono notizie di disagio e di crisi in tutti i settori.
2. Orvieto e il territorio orvietano sono ai margini di ogni decisione fondamentale, ultima quella riguardante l’Alta Velocità (fermata a Chiusi e a Orte, fuori Orvieto, che pure è porta insieme dell’Umbria e dell’Etruria). Da questa situazione bisogna uscire con lucidità e determinazione. Bisogna invertire la rotta.
Per invertire la rotta bisogna rifondare l’Umbria su nuove basi, di visione, di progetto, di classe dirigente. Va rovesciata la piramide: se il verticismo di gruppi ristretti, politici e di interesse, ci ha portati a questo disastro, bisogna partire dal basso, cioè dai territori, le cui esigenze sono oggi interpretate in primo luogo dalle liste e dai movimenti civici. Orvieto è tra le zone più interessate ad invertire la rotta: i problemi fondamentali si affrontano infatti in regione. Dunque in regione bisogna esserci. Per esserci bisogna unire le forze, superare le appartenenze e adottare come criterio l’interesse del nostro territorio. La via maestra è data dall’alleanza di forze intorno al civismo.
In vista delle elezioni regionali la situazione ormai è questa: il centro destra parte come favorito, ma non ha un progetto di rinnovamento ed è molto diviso; i partiti orvietani di quest’area lo dimostrano con candidature singole che di fatto non avranno alcuna possibilità di elezione; il PD regionale tenta di salvare un pezzo della sua classe dirigente intorno ad Andrea Fora, che si dice civico ma in realtà è espressione diretta del PD essendone garante per quei pochi che pensano di aver diritto di mantenere il proprio seggio, ciò che rende il suo ruolo debole e perdente; il Movimento 5 stelle, in attesa per lungo tempo, dopo il patto di governo nazionale con PD è uscito con una dichiarazione di Di Maio che esalta il ruolo delle liste civiche e ne fa l’ossatura di una nuova stagione per l’Umbria. Una novità interessante, ancor più dopo l’uscita di Renzi.
Com’è noto, al di fuori delle logiche di partito si è costituita prima l’alleanza di liste e movimenti civici “Umbria dei Territori”, poi la coalizione di forze riformatrici “Umbria civica, verde, sociale”. È questo soggetto politico che due giorni fa ha dichiarato la piena adesione alla proposta di Di Maio secondo quanto da lui scritto nella lettera a La Nazione, e che in queste ore ha prodotto un documento con cui si chiede una rapida risposta, pena il dover andare da soli (umbriadomani.it).
E la ragione è semplice: si ha l’impressione che le decisioni che contano si vogliono prendere a Roma. Non contenti di sceglierci i sindaci, ora ci vorrebbero scegliere anche il candidato alla presidenza della regione. Un metodo inaccettabile, che significa non voler cambiare nulla. Per questo discutiamo, con chiarezza e con urgenza, anche tra noi, qui ad Orvieto, sapendo però che la realtà è quella che ho descritto. Io ci sto, per due obiettivi: nuova Umbria e rappresentanza di Orvieto in Umbria. Per questi obiettivi non contano le appartenenze e gli schieramenti, tantomeno le cordate contro o per qualcuno. Conta farsi guidare dall’interesse esclusivo per il riscatto e il futuro del nostro territorio.
Franco Raimondo Barbabella
Responsabile di Nuovi Orizzonti per Orvieto
Membro di “Umbria dei Territori”