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Home Ambiente

Pesticidi e monocolture, continua la semina delle informazioni. Ad Acquapendente uninteressante tavolo di confronto

Redazione by Redazione
27 Giugno 2019
in Ambiente, Secondarie, Archivio notizie
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Continua la semina… di informazioni sui pesticidi e sulle monocolture. Si è svolta sabato 22 giugno 2019 alla Biblioteca comunale di Acquapendente il previsto convegno sulle problematiche indotte dalle monoculture di nocciole. Convegno inserito in un’altra settimana “calda” sul fronte dei noccioleti. Lunedì 17 giugno infatti il Prefetto di Viterbo dr. Giovanni Bruno ha presentato al pubblico il tavolo tecnico sull’utilizzo dei prodotti fitosanitari sulle colture agricole; nella sala piena di agricoltori e associazioni di categoria, i sindaci dei comuni sui due laghi della Provincia (Vico e Bolsena) si sono fronteggiati, con quelli del territorio di Bolsena “che non vogliono fare la fine del lago di Vico”.
Il prof. Paris (ISPRA), membro del tavolo, ha detto che “i dati più aggiornati dicono che i due terzi delle acque superficiali in Italia è contaminato dai pesticidi, così come un terzo di quelle presenti nelle falde sotterranee. Ciò significa c’è qualcosa che non va. Inoltre, a restare fuori dal tavolo devono essere anche le considerazioni di carattere sociale ed economico in merito al lavoro che si va facendo. Prima la conoscenza. Poi le considerazioni. Non solo, ma la cosa peggiore è che nessuno sa ancora dire quale è l’effetto della miscela tra sostanze diverse”.

Mentre il giorno prima del convegno è uscito un numero speciale della rivista “Internazionale” rivolto ai noccioleti e alla loro invasività ambientale e sanitaria dal titolo significativo “Il gusto amaro delle nocciole” che è stato poi presentato a Caffeina a Viterbo la domenica 23 giugno.
Ma torniamo al convegno.
Dopo i saluti di Sandra Pifferi, assessora all’urbanistica del comune di Acquapendente, che ha portato i saluti dell’amministrazione comunale e comunicato come sia in cantiere un Regolamento comunale sulla materia, è stata la volta della introduzione ai lavori affidata a Gabriele Antoniella che ha ricordato come la vicenda del “Comitato 4 strade” abbia aperto la lotta ai noccioleti sull’altopiano dell’Alfina e la necessità di rendere consapevole sempre più la cittadinanza per costruire una agricoltura migliore.

Daniela Sciarra, responsabile delle filiere agroalimentari di Legambiente, ha tracciato un quadro della presenza dei pesticidi negli alimenti. Entro l’anno si avrà dal Governo il nuovo PAN (Piano di Azione nazionale) sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. E’ nella frutta che si concentrano le maggiori contaminazioni da pesticidi (il 43,9 % è contaminato da uno o più residui), mentre nella verdura cresce il numero di campioni con uno o più residui (oggi sono il 16,3%), specie di prodotti che giungono dall’estero.

E’ stata poi la volta di Bengasi Battisti, ex sindaco di Corchiano, che ha ricordato come i sindaci siano “autorità sanitarie locali” ed in tale veste debbono emettere ordinanze a prova di legge. Poi ha parlato della sua esperienza di “agricoltura consapevole”, per cui il comune di Corchiano ha chiamato a raccolta gli agricoltori, con un tecnico pagato dal comune, che mostrava ad essi come era possibile limitare i trattamenti agli essenziali, misurando sul sito settimanalmente la reale popolazione di “cimici”, evitando che la penalizzazione indotta del “cimiciato” spinga gli agricoltori a spruzzare non necessari e pericolosi fitofarmaci. Ha poi denunciato il “mercato nero” dei fitofarmaci, spesso “tollerato”.

E’ poi intervenuta Rita Chiatti, assessore all’ambiente del comune di Montefiascone, che ha parlato della recente ordinanza del sindaco Massimo Paolini contro i pesticidi (tra le più avanzate) emessa a difesa del lago di Bolsena che ha un tempo di ricambio dell’acqua, come dirà poi l’ing. Piero Bruni, di 300 anni. E’ stato vietato anche il glisofate e imposta la VINCA (valutazione di incidenza ambientale) essendo il lago di Bolsena un SIC – ZPS-Rete Natura 2000.
Ha poi parlato il presidente del Biodistretto della via Amerina e delle Forre Famiano Crucianelli che è partito dalle ripercussioni che le monocolture hanno sul suolo, su quei primi 60-70 cm che permettono la vitalità delle colture.

Il “soil organic carbon” è un forte fattore determinante della fertilità del suolo grazie ai suoi effetti positivi sulla sua struttura e sulle proprietà chimiche e biologiche del terreno, che a loro volta stimolano la produzione primaria. “Stiamo dentro un grande conflitto per la conservazione del pianeta” -ha poi proseguito- “contro una multinazionale come la Ferrero, la terza multinazionale al mondo, che in maniera coloniale sfrutterà il viterbese per poi passare ad altra parte del mondo”.

L’ing. Piero Bruni ha mostrato in modo essenziale i rapporti del lago di Bolsena con il suo bacino idrografico e quindi con l’altopiano dell’Alfina, fondamentale al suo equilibrio, data la permeabilità delle vulcaniti. Ha proposto che questo insieme possa costituire un Biodistretto in cui amministrazioni comunali laziali ed umbre, agricoltori, consumatori e associazioni ambientaliste possano identificare un territorio in cui far crescere una qualità della vita all’altezza delle necessità future. Presentando anche un possibile logo disegnato dallo studente Niko Pallotta.

E’ stata poi la volta di Marco Lauteri del CRN di Porano che partendo dalla discussione in Consiglio Regionale del Lazio di una legge sul biodistretto (che dovrebbe concludersi mercoledì 26 giugno) ha definito il Biodistretto “Un’alleanza tra agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni, per la gestione sostenibile delle risorse. Un’area geografica, non amministrativa ma funzionale dove le risorse naturali, produttive e culturali vengono messe in rete e valorizzate. Nel bio-distretto la promozione dei prodotti biologici si coniuga indissolubilmente con la promozione del territorio e delle sue peculiarità, al fine di raggiungere un pieno sviluppo delle potenzialità economiche, sociali e culturali”.

Ha concluso le relazioni Elisa Cortesi che ha letto un testo a nome della Comunità Rurale Diffusa che rappresenta gli agricoltori artefici di un mercato contadino all’esterno della biblioteca e che rappresenta la componente” che è tornata alle buone pratiche della nostra tradizione contadina per allontanarci dal vorticoso frastuono della ruota del PIL “ chiedendo “che le piccole fattorie debbano essere protette ed incentivate perché offrono un’alternativa praticabile all’agroindustria ed ai suoi discutibili effetti”. Il dibattito che ne è seguito è stato molto interessante: sono stati posti temi che saranno utili nel proseguo della lotta (dotarsi di un ufficio legale, contatti con i sindaci perché realizzino un incontro tecnico con gli agricoltori sulle buone pratiche agricole e spazi comunali per i mercati contadini, ecc.).

(Fonte: RIPA-Rete Interregionale Protezione Ambiente)

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