di Gabriele Marcheggiani
Giovanni Scifoni non deve aver tenuto conto del vecchio adagio “scherza coi fanti e lascia stare i santi”, se un bel giorno ha deciso di convertire anche la sua vita da attore professionista, mettendo su una serie di spettacoli nei quali del mondo del sacro si parlava con leggerezza e ironia. Senza mai cadere nell’irriverenza, l’attore romano cresciuto nella compagine di un mostro sacro della recitazione, quel Gigi Proietti a cui Scifoni è sempre riconoscente, racconta con un approccio originale temi e figure legate alla religione, portando sul palco la sua visione personale del sacro.
Scifoni, attore molto bravo, impegnato anche in fiction di successo quali “Don Matteo” e “Un medico in famiglia”, toglie alle figure dei santi lo sguardo ieratico, distaccato, mistico, tipico delle immagini che siamo abituati a vedere sulle pale d’altare o su semplici santini: ripercorrendo con ironia il suo percorso personale, l’attore ci narra il suo approccio a queste figure invero rappresentate sempre con seriosità ed estrema severità. Egli riesce a spogliare di tutti gli orpelli del sacro figure di santi, restituendocene una genuina visione umana, molto più legata alla realtà dei fatti; Scifoni non scopre lui in prima persona che i santi, innanzitutto, sono state persone comuni, esattamente come noi, con i loro pregi e i loro difetti, con le loro grandezze e le loro miserie umane ma certamente ha avuto il coraggio di presentarcele così, senza remora alcuna.
Perchè gli spettacoli di Scifoni sono innanzitutto un inno alla vita cristiana autentica, che non è affatto scevra di miserie ed errori, è una laude a quella conversione quotidiana a cui siamo costantemente chiamati, a quella vita di santità per cui non occorre per forza scomodare dogmi teologici ed esistenze mistiche. Con i ritmi tipici del one man show, lo spettacolo arriva anche là dove in genere gli argomenti religiosi non sono proprio di casa, ad una gran fetta di pubblico che magari cerca in una rappresentazione teatrale uno svago leggero ma autentico, perchè Scifoni sa essere leggero nel linguaggio ma autentico nel farsi messaggero di qualcosa di più profondo e vero, che si nasconde dietro la bella battuta che fa ridere e scatena l’applauso.
Dire che la nostra società si sta sempre più secolarizzando, non è affatto originale, lo si va ripetendo ormai da decenni. Il tentativo che occorre fare per far tornare, in un certo senso, la chiesa al centro del villaggio, è quello di un cambio di paradigma, di una conversione vera che parta anche dal linguaggio e dal modo in cui gli argomenti religiosi vengono presentati ad un pubblico che invece appare sempre più disinteressato.
L’appellativo di “influencer dei santi” non è affatto sbagliato se rivolto al bravo attore romano, la cui capacità comunicativa ha saputo bucare avvicinando o riavvicinando quel pubblico che aveva smesso di interessarsi a certe tematiche. Un po’ come San Giovanni di Dio o Santa Francesca Romana, figure di cui l’attore ha ricostruito le vicende autentiche anche aiutandosi con battute esileranti, che hanno saputo uscire dai canoni del loro tempo, per testimoniare la loro fede con modi e linguaggi completamente nuovi, che sicuramente a qualcuno dei loro contemporanei avranno fatto storcere il naso.