La concreta possibilità di ospitare gratuitamente ad Orvieto un museo permanente delle esplorazioni spaziali è l’interessante novità emersa sabato pomeriggio nel corso dell’inaugurazione della mostra “Così celeste” allestita nel piccolo teatro dei Padri Mercedari.
Alla presentazione ha partecipato anche l’astrofisico Fernando Pedichini, dell’Istituto nazionale di astrofisica la cui fama internazionale è legata alla sua scoperta di un asteroide e che è tra i massimi esperti di energie rinnovabili. In apertura dell’incontro, Pedichini ha svolto un apprezzato intervento per introdurre, dal punto di vista storico e e scientifico, l’avventura umana dell’esplorazione spaziale.
“Il mio sogno è quello di far sorgere ad Orvieto un museo permanente che possa diventare un punto di riferimento a livello nazionale e che consenta anche ai detenuti del carcere di iniziare un percorso di reinserimento sociale” ha detto De Caro. La collezionista veneta che ha prestato gli oggetti in mostra, tra i quali spicca la tuta dell’astronauta Samantha Cristoforetti, è infatti disponibile a concedere ad Orvieto l’intera collezione se la città troverà il modo di valorizzarla al meglio.
L’idea è insomma quella di trasformare Orvieto in uno dei luoghi italiani in cui sarà possibile non solo vedere oggetti legati ai viaggi spaziali, ma anche ospitare astronauti, svolgere attività didattiche e scientifiche collegate a questo aspetto affascinante della scienza e dell’esplorazione del cielo.
Il tutto in collegamento con l’Agenzia spaziale italiana che potrebbe promuovere in città incontri scientifici e trasformare Orvieto nel principale luogo di divulgazione della conoscenza riferita alle esplorazioni spaziali, con la possibilità di ospitare anche ricercatori, scienziati ed astronauti.
Nella mostra che rimarrà aperta gratuitamente al pubblico fino al tre novembre, è esposta solo una piccola parte del materiale che è stato attualmente dato in prestito. L’iniziativa si svolge in collaborazione con la cooperativa Mir, presieduta da Alessandra Taddei che ha messo a disposizione per la guardiania delle mostre alcune persone inserite in un percorso di reinserimento sociale.