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Home Ambiente

Agricoltura intensiva, e le api?

Redazione by Redazione
10 Aprile 2019
in Ambiente, Archivio notizie
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Le monocolture sono l’esempio lampante dell’insostenibilità dell’agricoltura. Oltre agli ettari di vigneti esistenti, sui nostri territori stanno sorgendo vaste aree di noccioleti, porteranno alla scomparsa degli impollinatori? Con quali conseguenze? Potrebbe apparire come una favola. Tra i primi segnali di anticipo di primavera, un’alba dopo la lunga notte invernale, è il nocciolo con i suoi fiori. Con le temperature che si alzano, in alcune ore di qualche giornata, le api, che escono dal dormiente inverno, estraggono il polline dalle infiorescenze. Questo accadrebbe nel piccolo appezzamento. No invece no, non è il piccolo appezzamento, spuntano enormi distese monotematiche, mono cibo, il polline è presente per un breve periodo, non c’è nettare, manca l’acqua e si trova il disorientamento, la morte, sono le monocolture. Le api, già sono messe a dura prova da anni, con insetticidi, pesticidi, diserbanti e diminuzione di habitat, stanno morendo.

Gli habitat vengono sempre più a mancare se si destina il terreno alla cementificazione, alle monocolture, alla deforestazione, al taglio di alberi e arbusti. Le api necessitano di fioriture continue che, a parte durante i due/tre mesi invernali, siano presenti per garantire cibo per la famiglia e per l’accrescimento delle larve, per l’intero periodo di attività. Una monocoltura estesa, anche se fornisce polline e nettare, lo fa solo per un breve periodo. Nei noccioleti, come nei vigneti, trattati tradizionalmente, non crescono altre piante, neanche arboree. Le api necessitano di biodiversità. Come noi esseri umani sono quello che mangiano. Per mantenere alte le difese immunitarie e resistere alle patologie ed alle parassitosi di cui soffrono. Necessitano di acqua. L’acqua si sa è vita, ma solo l’acqua non contaminata.

Tra api e piante in natura regna una sinergia, un dare e ricevere. Le piante danno nutrimento, gli impollinatori favoriscono il proseguire delle specie vegetali. L’aggravante maggiore è dato dall’uso di pesticidi. I pesticidi uccidono api ed agricoltura. La maggior parte dei modi in cui i pesticidi neonicotinoidi vengono usati rappresenta un rischio per le api selvatiche e quelle mellifere. Greenpeace ha pubblicato un nuovo rapporto, “Api in declino”, dal quale traspare che gli insetti impollinatori sono indifesi a causa dell’alta tossicità contenuta nei pesticidi killer che devono venire subito vietati. Gli attivisti Greenpeace stimano che a rimetterci saranno anche il 90% delle piante selvatiche, con effetti devastanti per flora e fauna.

Gli impollinatori sono fondamentali per l’uomo. Il 75% delle colture alimentari mondiali dipende dagli impollinatori. Senza gli impollinatori tanti frutti ed ortaggi non arriverebbero sulle nostre tavole: albicocche, ciliegie, fragole, mandorle, mele, pere, susine, zucche. I prodotti dell’Apis mellifera così tanto amati dall’uomo (miele, polline, cera, propoli, pappa reale) scomparirebbero. Nella cera, nel polline e nel miele che l’uomo consuma si trovano sempre più spesso residui. Da un appello di UNA API da analisi multiresiduali sul polline è risultato che il 55% dei campioni era contaminato da almeno un pesticida. Circa un 9% dei campioni è risultato non idoneo al consumo umano. Sono stati trovati 6 fungicidi, 6 insetticidi e 1 acaricida. Il miele è un alimento ed un prodotto con delle proprietà curative, non può e non deve essere avvelenato.

Da cibo degli Dei a miscela di veleni? Gli impollinatori prestano il proprio lavoro anche per l’impollinazione delle foraggere per gli allevamenti zootecnici. Un altro importante servizio che prestano le api si evidenzia nei vigneti, in sinergia con il viticoltore, poiché l’ape se trova degli acini di uva danneggiati ne succhia la componente zuccherina e l’acino, seccandosi, non marcisce. Quindi l’ape potrebbe fungere da aiutante al viticoltore. Inoltre il vigneto non trattato con elementi nocivi, ma condotto secondo le pratiche biologiche o biodinamiche, fa bene alle api.
Da uno studio di ricercatori americani in collaborazione con la Norwegian University of Life Sciences si evince che l’uva nera fa bene alle api. Infatti nell’uva nera è presente il resveratrolo, un potente antiossidante che sarebbe in grado di allungare la vita alle api combattendo i radicali liberi. Uno studio americano ha, inoltre, scoperto che il veleno delle api contiene una tossina, la melittina, che potrebbe essere in grado di impedire la diffusione dell’HIV e potrebbe avere efficacia contro l’epatite B e C. Quanto è importante mantenere le api in salute ed in vita!

La situazione attuale invece non è confortante. Sui monti Cimini, dove la monocoltura della nocciola è molto presente sul territorio e da molti anni, gli apicoltori hanno abbandonato la loro attività. E’ notizia degli ultimi giorni il sequestro preventivo di terreni situati nella provincia di Udine, dopo la segnalazione da parte di apicoltori della moria di api. Sono oltre 400 gli indagati, agricoltori di terreni coltivati a mais. I laboratori hanno confermato la presenza negli alveari di Mesurol ed altri principi attivi tra cui Fluvalinate, Tefluthrin, insetticidi piretroidi, Pendimenthalin, erbicida, tutti dannosi per le api e non solo. Infatti hanno appurato la scomparsa anche di bombi, api selvatiche, farfalle, cervi volanti, mosche, lucciole, maggiolini, coccinelle. In 100 anni potrebbero scomparire gli insetti. Con la scomparsa degli impollinatori, in Cina già ci sono degli uomini addetti all’impollinazione, con esiti non all’altezza della natura e costi elevati. La Baviera, riconoscendo il problema, ha lanciato un referendum salva api attraverso l’implementazione dell’agricoltura biologica.

Quale soluzione? Vietare l’uso di pesticidi nocivi. Promuovere pratiche agricole che favoriscano e richiedano l’impollinazione, tipo la rotazione delle colture, il biologico ed il biodinamico. Si devono intervallare alle colture agricole, siepi, boschi e prati incolti. Devono essere piantati alberi da frutto, foraggere di leguminose, fiori ornamentali. Conservare gli habitat naturali e semi naturali. Aumentare la biodiversità del coltivato nei terreni.

Riassumendo: abbandonare l’agricoltura industriale. Sullo stesso argomento la Condotta Slow Food di Orvieto presenta mercoledì 10 aprile 2019 il volume “Il mondo delle api e del miele” di Cinzia Scaffidi (Slow Food Editore). Sarà presente l’autrice.  Un libro per conoscere le api, difendere il loro mondo ripensando il nostro rapporto con la natura, imparare a scegliere il miele e ad apprezzarne gusto e benefici.

 

Rete Interregionale Protezione Ambiente-RIPA

(Foto, Fonte: gustorotondo.it)

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