La realtà svela gli inganni, ma questo non basta per cambiare
di Franco Raimondo Barbabella
Che cosa sta succedendo nel Regno Unito? Una cosa molto semplice: la Brexit, l’uscita dall’Europa, presentata come liberazione da una gabbia e come percorso sicuro verso straordinari successi, si sta rivelando un tormento, uno sconquasso, soprattutto un inganno.
Theresa May, il primo ministro, dopo un lungo tira e molla ha raggiunto un accordo con i negoziatori di Bruxelles tutto sommato onorevole, date le condizioni, ma certamente lontano dalle promesse dei sostenitori dell’uscita e vincitori del referendum: di fatto l’accordo sancisce l’impossibilità di staccare del tutto e subito il Regno Unito dall’Europa. Si predicava il fuori e invece si resta parecchio dentro. Ecco che cosa succede quando ci si mette nelle mani dei populisti.
Il mondo attuale è molto più complesso non solo di quello uscito dalla tragedia della seconda guerra mondiale oltre settant’anni fa, ma anche di quello multipolare seguito alla logica dei blocchi contrapposti e alla guerra fredda. Oggi ha fatto scuola l’«America first» di Donald Trump. È quello che chiamano sovranismo e che fa coppia naturale con l’altra dimensione dei nostri tempi tristi, il populismo. E così c’è chi grida «prima gli inglesi» e chi «prima gli italiani», ma poi c’è anche chi fa la stessa cosa con austriaci, ungheresi, slovacchi, e via elencando, cosicché ad un certo punto arriva la prova del nove (accoglienza dei migranti, bilancio, ecc.) e ci si accorge che nessuno è disposto ad accogliere migranti per toglierti le castagne dal fuoco o a pagare un euro per i debiti tuoi.
Il sovranismo è semplicemente la versione edulcorata, tipica di questi tempi ambigui, del vecchio nazionalismo. I popoli dimenticano facilmente, ma non può essere scomparsa la coscienza che le tragedie del Novecento sono state conseguenza del nazionalismo. Che era un inganno ieri ed è un inganno oggi: classi dirigenti spregiudicate utilizzano difficoltà diffuse, seminano paure e scaricano odio per trarne vantaggi. Per una fase, non si sa quanto lunga, hanno successo, ma poi arriva la realtà che squaderna l’inganno. A quel punto si vorrebbe tornare indietro, ma non è così facile. Si vorrebbe ripensare il proprio atteggiamento, rivedere il giudizio dato a suo tempo, cambiare opinione, ma il più delle volte non se ne ha il coraggio.
Sta succedendo nel Regno Unito. Quando succederà da noi? Sono passati 8 mesi dalla elezioni di marzo e 5 dall’inizio del governo gialloverde, eppure sembra un secolo. Le promesse sono diventate carta straccia, come la Brexit. Il rinnovamento nella sostanza è solo l’abilità di tenere sulla corda il popolo con il profluvio delle invenzioni linguistiche e le furibonde giornaliere lotte di parole. Quando finirà? Quando ci sarà non solo una ripresa di coscienza civica, ma si sarà creata un’alternativa credibile. Alternativa che sia non una semplice contrapposizione ma un vero progetto di idee, di azioni, di organizzazione. Al momento mi pare una cosa piuttosto lontana, anche se ne è già chiara l’urgenza.