Alla mobilitazione nazionale del 10 novembre per chiedere di fermare il disegno di legge n.735, primo firmatario il Senatore Pillon, hanno risposto il Centro Antiviolenza di Orvieto L’Albero di Antonia, l’Associazione Il Filo di Eloisa e la CGIL, con l’organizzazione di banchetti informativi alla Torre del Moro; all’iniziativa hanno aderito i Lettori Portatili ed il Libero Comitato contro il Ddl Pillon.
Sempre a Orvieto, lunedì 12 novembre ore 20.45, si terrà al Nuovo Cinema Corso la proiezione straordinaria del film “L’Affido – una storia di violenza” di Xavier Legrand, premiato nel 2017 alla Mostra del Cinema di Venezia, con il “Leone d’Argento” per la regia e col premio “Leone del
Futuro” come migliore opera prima.
La Rete nazionale D.i.Re dei Centri Antiviolenza ed altre associazioni ed istituzioni nazionali hanno indetto, oltre alla mobilitazione nazionale iniziative a Roma ed in cento città italiane, la raccolta di firme su Change.org. Il Ddl, attualmente in discussione presso la Commissione Giustizia del Senato, ci riporterebbe indietro di 50 anni, rendendo la strada per la separazione un percorso a ostacoli, con una moltiplicazione di tempi e costi, che scoraggerebbe la parte economicamente svantaggiata e, nei fatti, stravolgerebbe la vita dei figli.
La situazione sarebbe tanto più preoccupante in caso di violenza contro la donna e i minori. L’Istat rileva che su circa 70.000 separazioni all’anno, nel 51% dei casi le donne hanno subito violenza dal partner. La proposta impedisce l’emersione della violenza con strategie specifiche: impone ai minori la convivenza col coniuge maltrattante, per almeno 12 giorni al mese, e favorisce il ricatto verso donne e minori in caso di denuncia delle violenze; se il minore si opponesse, scatta l’accusa di “alienazione parentale” nei confronti dell’altro coniuge, di solito la madre, con l’obbligo per il minore che continuasse a rifiutarsi di stare con il genitore maltrattante, di trasferimento in un istituto, e la possibile revoca dell’affido alla madre.
Il genitore economicamente svantaggiato non avrebbe più accesso al gratuito patrocinio da parte dello Stato. Il Ddl modifica altresì l’articolo del codice penale che punisce la violenza domestica, restringendo la norma alla sola violenza “sistematica” e ne diminuisce le pene, evidenziando la completa assenza di attenzione alla vittima, non prevedendo risarcimento del danno o riparazione delle conseguenze del reato e neanche il pericolo di reiterazione del maltrattamento. Questi sono in sintesi le proposte più gravi, ma sono tanti i punti che rendono il Mediazione Obbligatoria (a proprie spese): prima di presentare istanza di separazione, va iniziata la mediazione; tale pratica è espressamente vietata in casi di violenza domestica e violenza assistita dalla Convenzione di Istanbul, sottoscritta dall’Italia. Anche in mancanza di violenze l’obbligo della mediazione rappresenta un ostacolo alla volontà di separazione, cancellando spazi di autonomia e specificità individuale.
Piano Genitoriale: si impone per legge un piano genitoriale riguardante ogni aspetto della vita del figlio, da aggiornare durante la sua crescita; i temi della gestione dei figli e dei soldi spesso sono tra le cause di esplosione della coppia e la mediazione obbligatoria non fa che aumentare la conflittualità a favore del genitore economicamente più forte, nonché aumentare introiti per mediatori ed avvocati. Il minore, al centro del conflitto anche in assenza di violenza assistita, diventerebbe oggetto e non soggetto di diritto.
Doppio Domicilio: figli costretti a stare almeno 12 giorni con ciascun genitore, anche contro la loro volontà, senza considerare età e condizioni di vita, relazioni sociali e luoghi diversi, in sintesi l’interesse preminente del minore. Al concetto della responsabilità verso i figli, si sostituisce il diritto del genitore alla potestà.
Casa Familiare: vengono cancellati anni di studi sull’esigenza dei figli di mantenere l’abitazione principale, punto di riferimento fondamentale in un momento di grande destabilizzazione. E’ inoltre previsto l’obbligo dell’assegnatario della casa coniugale di pagare all’altro coniuge un affitto “a prezzi di mercato”.
Mantenimento Diretto: è la fine dell’assegno di mantenimento; si vuol far passare l’idea che ciascun genitore sia nella condizione di dare al figlio pari tenore di vita: nei fatti non è vero: il 40% delle donne separate non ha lavoro, e il restante 60% ha un lavoro precario o sottopagato, o part- time. Tutti elementi che derivano dal ruolo che le donne rivestono tuttora e più che mai nel nostro paese (lavoro di cura, nei confronti di figli/anziani/malati, ecc). Senza considerare i casi di violenza domestica, dove il maltrattante spesso impedisce alla donna di lavorare. Viene inoltre impedito ilrecupero dei crediti maturati per inadempimento del genitore obbligato.
#fermiamoPillon #fermatePillon firmiamo tutti/e la petizione del D.i.RE. su change.org