di Stefano Moretti, già Assessore regionale alla Sanità dell’Umbria
L’incipit ampolloso è in realta indicativo del perimetro esperenziale di chi scrive, non medico ma per un tempo a capo del sistema sanitario regionale e quindi caratterizzato prevelentemente da un taglio istituzionale e di programmazione di materia sanitaria e non certo tecnico.
Tanto premesso mi riporto ad articoli di stampa per i quali il Presidente del Consiglio Comunale di Orvieto avrebbe inviato al Presidente della Giunta Regionale dell’Umbria una nota di protesta per il diniego opposto dalla dirigenz a ASL ad una richiesta di accesso ai locali del’ex ospedale ad una delegazione comunale, considerato illegittimo in quanto il Comune vanterrebe diritti patrimoniale sullo stabile di Piazza Duomo.
Si tratta, come e’ evidente, di argomentazioni prive di qualsivoglia fondamenteo giuridico poiche’ l’immobile e’ di piena ed esclusiva proprieta’ regionale, ente che, tramite la ASL, che lo governa, puo’ negare a chiunque, Comuni compresi, l’accesso allo stabile. Cio’ che si vuole significare pero’ non e’ tanto il fatto che il Comune di Orvieto, unico per l’invero nel comprensorio, insista in una originale quanto inusuale poltica di indebita ed informale ingerenza in altrui competenze e proprieta’, a partire da una Commisione d’indagine sull’organizzazione ospedaliera, alla nomina di un Assessore comunale alla Sanita’ (SIC!) ed infine all’indicata infondata pretesa di sopralluogo ispettivo su bene altrui, ma il fatto che le questioni vere che investono la delicata vicenda dell’organizzazione sanitaria del territorio ( e non solo di Orvieto) non vengano neanche percepite.
L’Assessore Barberini, quello unico e vero, per capirci, in una recente sua visita ad Orvieto, fatto di assoluta rarità, ha assicurato il Comune che il S.Maria delle Stella manterra’ tutte le sue attuale funzioni. Vivaddio, abbiamo quindi certezza e contezza che non verra’ trasformato in una astanteria come toccato in sorte a Citta’ della Pieve. Reputo invece gli enti locali dell’Orvietano dovrebbero intervenire a modifica ed integrazione del PSR e comunque degli orientamenti emergenti che vorrebbero l’Azienda ospedaliera di Perugia su due plessi, Perugia e Terni, con richio evidente di sottomissione operativa del nostro capoluogo provinciale ed isolamento definitivo del territorio orvietano stante l’accentramento perugino, per quanto dissumulato possa presentarsi.
Diversamente, bisognerebbe lavorare per una Azienda ospedaliera di Terni su due poli, Terni ed Orvieto, in cui la nostra città possa governare un DEA (Dipartimento emrgenza ed accettazione o Urgenza) di secondo livello dove, diversamente dal poco rilevante attuale primo livello, si potrà stabilire un reparto di neurochirugia, uno di cardiochirurgia ed ancora di chirurgia toracica ed addominale ed il rafforazamento del reparto di anestesia e rianimazione puntando invece su Terni per l’ulteriore qualificazione di eccellenze conclamate, come la neurologia e la neonatologia, compresa la terapia intensiva neonatale, ed il rafforzameneto strutturale e funzionale del complesso ospedaliero in generale, ancora ultimo in termini di interventi significativi di edilizia ospedaliera, sistema che potra’ inoltre contare, valorizzandola, anche sulla nuova struttura di Narni in termini di risorse e risposte riabilitative. Sono questi i temi chea mio parere bisognerebbe affrontare e non certo un banale ed un po’ arrogante presenzialismo istituzionale, sterile, litigioso ed improduttivo.
L’occasione per un primo confronto saranno le prossime elezioni comunali dove, invece di “chi fara’ il Sindaco” dovremmo appunto discutere su “cosa farà il Sindaco”.