Si confidava su Ask, la piattaforma sociale che accumuna su internet milioni di ragazzi in tutta Europa. Ed è stata coinvolta anche in suicidi di adolescenti, al punto che l’ex premier britannico David Cameron ne chiese la chiusura perché «piena d’odio». Lì Laura chattava con le sue amiche e con i suoi amici, rivelando di frequentare «molto spesso gruppi di maschi perché ho capito che l’amicizia tra femmine è molto falsa». Ma non sarebbe questo il movente del tragico gesto della diciassettenne di origine moldava morta al Policlinico Umberto I dopo 24 ore di agonia.
Interrogato il portiere dello stabile
Martedì mattina la ragazza, studentessa dell’Istituto d’istruzione superiore di Orvieto, residente con la madre a Montecchio, ha preso un treno ed è venuta a Roma, dove si è lanciata da una terrazza condominiale al settimo piano di un palazzo in via Agrigento 3, vicino piazza Bologna. Dagli accertamenti degli agenti del commissariato Porta Pia è emerso che il giorno precedente la studentessa aveva litigato con la madre proprio per il suo rendimento scolastico. E la donna, sempre secondo quanto emerso dalle indagini, le avrebbe prospettato di rimandarla in Moldavia dal padre. Non è chiaro se questo possa aver spinto la giovane a farla finita, come non è ancora stata fatta piena luce sulla scelta del palazzo dal quale buttarsi di sotto.
Il mistero delle ragazze del settimo piano
«Martedì pomeriggio si è presentata qui, le ho chiesto dove andasse e lei mi ha risposto che doveva salire al settimo piano. Ho pensato che fosse vero, perché lì abitano in affitto delle studentesse», ha riferito ai poliziotti il portiere dello stabile. Le conosceva? Era già stata a casa loro? E, altrimenti, come faceva Laura a sapere che quell’edificio ha sette piani se dalla strada se ne vedono solo cinque? Interrogativi ancora senza risposta. L’unica cosa certa è che la studentessa è davvero salita fino al pianerottolo del settimo piano e, dopo essersi tolta il giaccone e lo zainetto, si è lanciata nel vuoto. Senza lasciare biglietti d’addio, ma una madre – e altri parenti, compreso un nonno al quale era molto legata – nel dolore più atroce.
(Da Il Corriere della Sera – Articolo a firma di Rinaldo Frignani)