di Sara Simonetti
ORVIETO – In una terra piena di ferite che continua a sgorgare sangue e disperazione come Amatrice c’è anche chi cerca in tutti i modi di affievolire la disperazione di quella gente, di quei bambini, figli ignari di una forza devastante che non fa sconti a nessuno.
E sono anime col naso rosso che fanno ridere, ridere per vivere. Tra di loro, tra questi angeli senza ali vestiti da clown e con le guance colorate, c’è anche l’orvietano Andrea Antoniella, meglio noto come Mago Lapone.
Lui è un artista di strada con oltre 25 anni di esperienza, arrivato ad Amatrice in punta di piedi per portare il sorriso grazie al gioco e al teatro. “Fai le cose Andrea, ma agisci sempre con silenzio”. Fedele all’assunto del suo padre spirituale, alla fine, si lascia andare. Ma prima fa un elogio a tutti i soccorritori che stanno lavorando senza sosta da giorni per aiutare le popolazioni colpite dal sisma.
«Ho deciso di venire qui ad Amatrice – racconta durante una pausa dal suo spettacolo – perché c’era bisogno di alleviare in qualche modo le sofferenze di questa gente. Noi, artisti di strada, attraverso la nostra piccola arte, cerchiamo di farlo. Qui c’è bisogno di far dimenticare quei terribili momenti che ha vissuto e sta tuttora vivendo la popolazione a causa del sisma».
Nella tenda blu del campo base gestito da Anpas (associazione nazionale pubbliche assistenze), partendo dall’associazione Semi di Pace con cui da anni collabora, Andrea è arrivato con un organetto e una piccola valigia carica di sogni, sorrisi e fantasia.
E con quella da domenica scorsa sta facendo ridere decine di bambini. «E basta poco. Basta un naso rosso – dice – Qualche giorno fa ho incontrato una famiglia, una delle tante accomunate dalla stessa triste storia. La madre aveva in braccio un bambino, piangeva. Mi sono avvicinato a lui, ho indossato il mio naso rosso, ha cominciato a sorridere. Ha cominciato a ridere. Ed è questo che più di ogni altra cosa mi fa amare il mio mestiere, che poi non lo considero tale, piuttosto una vocazione che parte da dentro. Il sorriso su un volto di un bambino che piange, ecco ciò che mi riempie e mi fa vivere».
Una scelta di vita quella di Andrea. Un lavoro sicuro alla Asl. Ma non era ciò che voleva per se stesso. Ha mollato tutto, uno stipendio fisso, la certezza di una vita più facile, una strada in discesa. Ha scelto la salita, una salita piena zeppa di fantasia, sorrisi e felicità.
«Ho iniziato negli anni ’90 andando in giro con poche palline e pochi birilli, per la strada e nei quartieri disagiati – racconta – con la nostra passione si può fare veramente molto. Il clown è musica, è poesia. Ma attenzione a chiamarlo mestiere, è pura passione, una vocazione che viene dal cuore, che ti spinge ad aiutare gli altri. Qui ad Amatrice purtroppo non si ride più.
Noi cerchiamo di ritrovare quei sorrisi perduti sotto le macerie stando insieme e condividendo questo momento drammatico con un po’ di leggerezza con musica, colore e fantasia. E’ questo il nostro linguaggio che abbraccia universalmente tutto il mondo».
E dopo Amatrice, il Mago col naso rosso, si sposterà ad Accumoli e negli altri centri dove ci sono pochi bambini ma tanta voglia di sorridere e sperare ancora. Solo qualche giorno fa il Mago è stato anche a Scai, piccola frazione del Comune di Amatrice. Ma cosa gli racconta questo Mago venuto da lontano solo con una valigia? C’è un cocchiere, il cocchiere dei sogni … «Venticinque anni fa camminavo in un bosco vicino a Orvieto con un musicista e quella che poi è diventata mia moglie – spiega Andrea – ad un tratto ho visto una vecchia scuola malconcia. C’era scritto: Scuola Elementare del Lapone. E allora mi sono detto: “cavolo è disabitata, apriamo!”. Dentro c’erano i banchi di scuola, una lavagna piena di ragnatele. Con il gesso c’era scritto “Viva l’amore”.
In quel momento ho guardato la mia ragazza, le ho chiesto di sposarmi. Lo abbiamo fatto, poco dopo sono arrivati Carlotta e Gabriele, i nostri due bambini.
Sui banchi della scuola c’era un libro che si chiamava “Filastrocche al telefono” di Gianni Rodari e ho detto: “ma se c’è questo libro, la scuola occupata da noi e i bambini che stanno per nascere ci sarà bisogno di un mago nella scuola” e io ho pensato di essere il mago dei bambini che non c’erano più in quella scuola, ma c’erano i miei che nascevano e allora sono diventato il mago della scuola, il Mago del Lapone». Poi è nata anche la formula magica: Penta, pinta, pin. «La uso per far sparire e ricomparire le cose» dice il Mago. E da oggi lo sanno anche i bimbi di Amatrice che per far ricomparire le cose basta Penta, pinta, pin.
L’incredibile viaggio di qualche anno fa di Andrea Antoniella: