di Sara Simonetti
ORVIETO – La notizia è arrivata pochi minuti fa dalla Protezione Civile di Orvieto, Barbara Marinelli e Matteo Gianlorenzi non ci sono più. Quel flebile e sottile filo di fiducia che per giorni aveva fatto sperare i famigliari di poterli riabbracciare, si è spento sotto quel vigliacco, spregiudicato e inatteso peso di macerie, polvere, cemento, lacrime e sangue. Si è sperato tanto.
Dio solo sa quanto lo hanno fatto quei genitori, quelle due famiglie che oggi piangono dilaniate da uno dei dolori più grossi che essere umano può provare sulla faccia della terra. Insieme a una città intera, amici, parenti anche quelli che la maestra d’asilo così dolce con i suoi bambini e il commerciante orvietano così educato e cordiale conoscevano solo di vista.
Anche il sindaco di Orvieto Giuseppe Germani, la vicesindaco Cristina Croce che ha seguito e coordinato per tutto il tempo con lo staff tecnico del Comune e la Protezione Civile l’evolversi della situazione, sono stati sempre presenti. Non solo fisicamente, ma soprattutto col cuore informandosi costantemente su ogni piccola novità.
Orvieto ha mostrato il suo volto più nobile, il suo lato più sincero isolandosi per una volta dall’asprezza e dal freddo disinteresse di tutti i giorni, cercando di stare vicino in tutti i modi alle famiglie e al loro dolore. Con rispetto, commozione e fraterna solidarietà.
I corpi ormai privi di vita sono stati estratti nel corso della notte. Particolarmente difficile il loro recupero dalle macerie in quanto l’hotel Roma dove soggiornavano era praticamente collassato su se stesso. “Abbiamo sperato sino all’ultimo di poter avere la notizia del ritrovamento di Matteo e Barbara in vita – comunica la Protezione Civile di Orvieto – Abbiamo seguito ora dopo ora le fasi della ricerca da parte del sistema della protezione civile che si è speso incessantemente nell’opera di ritrovamento all’interno dell’Hotel Roma. La Citta ha vissuto ogni momento dell’attesa a fianco delle famiglie. Non possiamo che stringerci intorno a loro con un abbraccio. Il Sindaco Germani e l’intera Amministrazione Comunale nell’esprimere il cordoglio dichiareranno il lutto cittadino per la perdita dei due splendidi ragazzi”.
Il macabro rito del riconoscimento delle salme è stato effettuato nel prime ore della mattina di stamattina dai famigliari di Matteo e Barbara, giunti ad Amatrice giovedì accompagnati dai volontari della Protezione Civile di Orvieto con un’autovettura messa a disposizione dal Comune di Orvieto. Le comunicazioni tra Barbara e Matteo con i propri famigliari si erano interrotte alle 23 di martedì.
A quell’ora era arrivato l’ultimo messaggio sul cellulare: “Siamo in albergo, tutto bene”. Poi alle 3.36 di mercoledì mattina quella scossa di terremoto di magnitudo 6.0 ha fatto cadere il più assordante dei silenzi. Soggiornavano in una stanza dello storico hotel Roma di Amatrice che dopo il sisma si è sgretolato come colpito da una bomba. Da lì l’incubo.
Fino a ieri si sono ricorse voci, notizie vere poi smentite su un loro possibile ritrovamento, un tam tam mediatico che da un lato aveva contribuito ad alimentare quella piccola fiammella di speranza ma, dall’altro aveva acutizzato nei famigliari quel clima di paura, terrore e, piano piano, di crudele presa di coscienza.
Ieri mattina Ezio, il padre di Barbara, alla ricerca di un po’ di pace in Confaloniera aveva gli occhi pieni di lacrime ma era ancora speranzoso. Così come tutti gli altri familiari. Anche il fratello di Matteo, Marco, che sui social, poco prima che fosse divulgata la terribile notizia, aveva postato un nuovo accorato appello per ritrovare i suoi cari. Tutto vano, tutto maledettamente finito. Ora quella città che sperava e pregava, piange. Piange due dei suoi concittadini. Piange per un destino crudele. Oggi a Orvieto è la giornata del silenzio e del lutto cittadino. Sul loggiato del palazzo comunale sono state esposte le bandiere a mezz’asta.
La coppia era molto conosciuta in città. Lei, Barbara, era insegnante presso l’asilo nido Regina Margherita di piazza Marconi. Ironia della sorte, era stata lei che, durante il terremoto che aveva colpito Orvieto e Castel Giorgio a giugno scorso, aveva provveduto a far evacuare la scuola mettendo in salvo i suoi bambini. Lei non aveva figli ma quei bambini da cui ogni giorno andava dispensava un amore materno indescrivibile. «Era un’insegnante e una donna eccezionale – la descrive così Silvia, madre di Lavinia, piccola alunna di Barbara – la preferita di mia figlia. Materna, nonostante non avesse figli. Una persona dolce, sensibile, molto brava anche con i bambini più difficili. Lei stessa insieme alle altre maestre aveva fatto evacuare l’asilo a giugno l’ultima volta che c’è stato il terremoto».
Lui, Matteo, era titolare del negozio di abbigliamento per bambini nel centro storico di Orvieto, in via Filippeschi. Ogni giovedì, insieme al padre, facevano il mercato a piazza del Popolo. «Una persona cordiale e disponibile – lo ricorda una cliente – e soprattutto mai invadente come spesso possono essere alcuni commercianti. E’ una notizia che mi ha lasciato attonita. Tutta Orvieto, tutto il territorio piange la scomparsa di Barbara e Matteo». Un destino tragico, quanto crudele. Loro, infatti, dovevano essere ad Amatrice il giorno stesso della fiera. Ogni anno facevano così. Si mettevano in macchina la notte per raggiungere il paese l’indomani mattina e partecipare al mercato. Stavolta però avevano deciso di prendersela più comoda, riposarsi almeno un giorno per essere pronti poi ad affrontare una lunga giornata di lavoro. E’ andato tutto storto. Tutto è andato distrutto.