ORVIETO – Siamo nel 2001. La Campania è sommersa dai rifiuti e “Le Crete”, diventate a tutti gli effetti una discarica “controllata” grazie all’accordo tra Comune e SAO, rappresentano la boa di salvezza. Il laccio viene lanciato di concerto dal Comune di Orvieto con l’allora sindaco Stefano Cimicchi e dalla Regione Umbria (presidente Maria Rita Lorenzetti) alla Regione Campania (presidente Antonio Bassolino): viene così siglato un accordo per consentire lo smaltimento in discarica di 20mila tonnellate di mondezza.
E’ allora che ha inizio il tran tran Napoli-Orvieto di tir colmi di rifiuti. Nel 2003 una nuova “emergenza”. Orvieto e Napoli si tendono ancora una volta la mano per un accordo di programma. In teoria si sarebbe trattato di trasferire 20mila tonnellate di rifiuti ma, in pratica, ne vengono smaltiti 6 volte tanto (130mila tonnellate di mondezza campana). I conti non tornano.
Nella città partenopea a fare da tramite è un ex colonnello della Forestale, un certo Rino Martini che, per i primi trasporti dal napoletano in Umbria, si serve della Ecolog, società per lo smaltimento dei rifiuti appartenente al gruppo Fs. Dice di aver comprato delle volumetrie de “le Crete” per rifiuti extraregionali e fa un prezzo che la SAO conferma. Iniziano i trasporti.
Ma presto è chiaro che c’è qualcosa di poco trasparente perché nei formulari che accompagnano i rifiuti in cui viene certificata la natura, la quantità, il punto di carico, il trasportatore, il trasformatore, il punto di scarico, figurano finiti in discarica anche rifiuti mai caricati, per tipo e per quantità. All’inizio si pensa ad un errore e si va avanti.
Ci penseranno poi gli organi di giurisdizione ad apporre chiarezza nello strano traffico di rifiuti campani. Siamo all’aprile 2004 e sulla discarica compaiono i sigilli della magistratura. Si apre, dunque, il procedimento penale a carico di 11 imputati, con l’accusa per reati come abuso d’ufficio, falso e violazione del decreto Ronchi, tra cui figurano nomi illustri: l’ex assessore regionale all’ambiente, Danilo Monelli, l’ex sindaco Stefano Cimicchi, i dirigenti Sao, Sante Agarini, Giorgio Custodi, Francesco Ansuini, Antonio Fabrizi e Roberto Piermatti, l’ex dirigente delle politiche ambientali della Regione, Mario Valentini, l’ingegnere capo del Comune, Mario Angelo Mazzi, il presidente del consorzio napoletano dei rifiuti, Mimmo Pinto e l’ex commissario per la Campania, Giulio Facchi. Il processo si chiude nel 2011. Tutto prescritto. Nessuno ha mai saldato i conti con la giustizia per quei rifiuti che da Napoli, illegalmente, arrivarono nella discarica Le Crete di Orvieto.
Siamo nel 2016. Lo spettro di una nuova emergenza, il business sta per ricominciare? Sono storie di ordinaria politica che aspetta proprio il momento di massima quiete per tirare il primo grosso gavettone. Come quello che giovedì sera, ha sganciato la neo sindaca grillina Virginia Raggi parlando durante l’assemblea capitolina straordinaria dedicata al caso Ama.
Si riapre l’emergenza rifiuti a Orvieto che, nelle intenzioni della Raggi, dovrà spalancare le porte de Le Crete per accogliere i rifiuti in eccedenza della Capitale per cui sembrerebbe essere dietro l’angolo il “rischio sanitario”. Tanto basterebbe per velocizzare le pratiche e mettere nelle condizioni la stessa Acea, proprietaria degli impianti, di smaltire i rifiuti romani tra Orvieto, San Vittore e Aprilia.
A lasciare tutti sconcertati è stata in particolare una frase pronunciata dalla Raggi. Questa: «stante i contratti in essere si chiede priorità di conferimento rispetto a terzi che già conferiscono verso impianti Acea già esistenti (San Vittore, Aprilia, Orvieto e Terni) incardinati sull’inderogabile principio comunitario di prossimità e validazione operativa del 51% di proprietà comunale».
Tecnicamente, dunque, Orvieto sarebbe quasi obbligata a “salvare Roma” ma, per fortuna, c’è un problema. Ovvero, la gestione di questa emergenza e dei conferimenti straordinari di rifiuti dovrebbero essere gestiti tramite un accordo tra le Regioni Lazio ed Umbria. Accordo che, tutti sulla stessa linea di pensiero la governatrice dell’Umbria, il sindaco di Orvieto e la politica regionale e locale tutta, è lungi dall’essere trovato. (Sa.Simo)