In questi giorni a centinaia di cittadini giunge inaspettata una lettera di recupero crediti da parte della ASL che annuncia un mancato pagamento per prestazioni arretrate di pronto soccorso, le quali, sarebbero state effettuate, senza nessuna informativa sull’obbligo di pagare un ticket di 25 € al momento della prestazione, procedura evidentemente non regolamentata, ma in vigore dal 2007 (cfr. legge finanziaria n 296/2006).
Si tratta in sostanza di un balzello da dover pagare se, in uscita dalla prestazione dal pronto soccorso, sulla diagnosi viene attribuito un codice bianco dovuto anche ad un miglioramento a seguito alle cure ricevute e, ciò, nonostante che la priorità in ingresso era stata contraddistinta con un codice di altro colore. Ma andiamo per gradi, per cercare di capire cosa potrebbe essere successo.
Sembrerebbe che la “Corte dei Conti”, tirata sempre in ballo in questi casi, abbia evidenziato degli ammanchi degli incassi dovuti essenzialmente (si pensa) ad un difetto di informativa sugli adempimenti successivi alla prestazione codificata come codice bianco.
Ciò (si ritiene) dovuto al fatto che (forse) il personale non conoscesse perfettamente le procedure e che gli utenti del servizio sanitario non fossero correttamente informati (ma questo ci può stare). Il tutto senza dimenticare che il CUP ha orari di apertura limitati non coincidenti agli orari di accesso al P.S. cosicché molti cittadini, ignari della regola “dei codici”, non abbiano pagato.
Questa situazione, inoltre, sembrerebbe essere emersa a seguito di segnalazioni e che sia “vecchia” di almeno 9 anni, ma tutto è rimasto sopito fino ad oggi che, poi, è anche vicinissimo alla prescrizione.
In realtà dalle nostre parti una signora si era lamentata già con il TDM del trattamento ricevuto e dell’obbligo che doveva assolvere, pur in mancanza di una adeguata preventiva informazione, essendo stata accettata con un codice verde, poi diventato bianco, a seguito di un accesso al pronto soccorso della figlia a causa di forti dolori addominali.
Dei fatti, in ogni caso, si era occupato Il Tribunale Diritti Malato – sezione di Città di Castello – il quale evidenziava che “… pur ammettendo la possibilità di modificare il “codice di accesso” dopo la visita fatta dal medico del P.S., anche se in assenza di un preciso richiamo legislativo e/o di regolamento riteneva invece che la procedura per l’assegnazione dei codici prevista per i Triage dei P.S. non fosse consona a quanto stabilito da linee di indirizzo, normative e regolamenti e, ciò, per un vuoto normativo che non può essere certamente supplito con la prassi e, quindi chiedeva la sospensione dell’attuale procedura di assegnazione codici prioritari ai P.S. visto che essa, nei termini anzidetti, costituiva un illegittimo prelievo (pagamento del Ticket) a carico dei cittadini che usufruiscono del servizio sanitario …”.
Detto questo, si rileva come i codici di ingresso al pronto soccorso come è noto, sono stati adottati con il fine di stabilire una priorità di accesso alle cure e non, certamente, per decidere quali prestazioni siano a pagamento o meno e, forse, anche come deterrente per ridurre gli accessi per prestazioni improprie.
Ma se il cittadino si rivolge alla struttura ospedaliera, ci sarà un motivo, forse lo si deve anche alle difficoltà di accedere alla cure sul territorio, è stato proposto addirittura, di abolire in certe fasce orarie la guardia medica, garante della continuità assistenziale che spesso invita proprio a recarsi al P.S. oppure alle difficoltà legate alle liste di attesa per essere visti dagli specialisti, ma anche e soprattutto per l’indisponibilità dei centri di salute.
La domanda che allora nasce spontanea da questa vicenda è quella (dopo ad aver capito che il medico di Pronto Soccorso potrà decidere di cambiare il codice in uscita) di sapere in anticipo quali prestazioni è previsto il ticket e di invitare gli addetti al Triage a dare maggiori informazioni e valutare meglio i codici di ingresso altrimenti per assurdo, dovrebbero dirci quanto deve essere lunga una ferita da taglio per esempio, o se dopo aver subito una caduta qualche ora o un giorno prima, fa perdere “il diritto agli accertamenti” di pronto soccorso, in presenza di complicanze o dolori postumi. Insomma vogliamo che venga chiarito tutto ciò con estrema precisione oltre conoscere il perché per tanti anni nessuno si è mai posto il problema.
Il tema dell’informazione rappresenta infatti la prima grossa lacuna del sistema sanitario, che dovrebbe rivedere le proprie regole sulla comunicazione, lasciando liberi anche i propri dipendenti nel dare informazioni, anziché censurarli se per caso si permettono di parlare dei servizi e disservizi Aziendali ma, soprattutto, vorremmo che si capisse una volta per tutte che il servizio sanitario deve, per quanto possibile, dare risposte al bisogno di salute della cittadinanza che è pronta a capire le difficoltà, ma vuole anche essere protagonista nei cambiamenti se servono a migliorare le cose e non ha subire solo sacrifici.
TDM /Cittadinanzattiva Orvieto
Odero Montanini /Gianni Pietro Mencarelli