Il Focus di approfondimento sull’emergenza mercurio nel Fiume Paglia, che ha avuto luogo a Orvieto il 12 luglio scorso, ha portato alla luce alcuni aspetti allarmanti. Primo fra tutti: la lentezza pachidermica della burocrazia con cui si muovono gli enti territoriali regionali e nazionali.
In buona sostanza, sembra essere stato accertato che il mercurio presente nel Fiume Paglia (e sulle sue sponde) provenga dal Monte Amiata, dall’estrazione di fluidi geotermici e dall’emissione delle centrali geotermiche di vecchia e nuova generazione e, soprattutto, dalle miniere di cinabro attive per circa un secolo, dal 1880 al 1980.
Da allora, e per circa 40 anni, il mercurio ha raggiunto il Mar Tirreno lungo il corso del fiume Paglia e del Tevere senza che, apparentemente, nessuno degli enti preposti se ne fosse accorto, benché i cumoli degli scarti della lavorazione delle rocce contenenti cinabro (le cosiddette calcine) siano ancora oggi in bella vista nella zona mineraria e industriale di Abbadia S. Salvatore, fino a quando, in anni recenti, la ditta privata proprietaria della discarica delle Crete (di fronte a Orvieto) non ha dato l’allarme.
Durante il Focus è stato dichiarato che 60 tonnellate di mercurio sono presenti nel primo tratto del fiume Paglia (fino ad Allerona) e proseguono lungo il corso del fiume, fino a Orvieto, alla diga di Corbara e, lungo il Tevere, al Mar Tirreno.
Siamo di fronte a un danno ambientale esteso. Considerato che oggi il danno ambientale è un reato (L. 68 del 22/05/2015), anche se non se n’è parlato nel Focus, ci auguriamo che vengano prese tutte le misure necessarie per individuare le responsabilità, già a partire dalla mancata (o parziale) mitigazione delle cave amiatine a circa quarant’anni dalla loro chiusura.
Ciò che rende altamente pericolosa la contaminazione delle acque dei fiumi Paglia e Tevere, e delle loro sponde, è l’accertata presenza dell’avvenuta conversione del mercurio inorganico non tossico in metil-mercurio, forma altamente tossica, mobile, soggetta a bioaccumulo e biomagnificazione all’interno degli organismi viventi, quindi anche dell’uomo. La conversione avviene a opera di batteri anaerobi metanogeni, presenti nei sistemi fognari, nelle cosiddette acque scure, trovando ambiente favorevole nel fiume … Da qui, forse, la giusta preoccupazione della ditta proprietaria della discarica, che ha denunciato la contaminazione da mercurio dichiarandosi, nello stesso tempo, estranea e non responsabile.
La presenza di metal-mercurio in quantità rilevanti nel tessuto muscolare dei pesci dimostra che il trasferimento alla biosfera, e quindi alla catena alimentare, è in atto.
Riteniamo che gli abitanti delle aree interessate non siano stati sufficientemente informati della pericolosità di tale contaminazione e chiediamo che le autorità e enti con competenza territoriale si attivino con la massima urgenza per diramare ordinanze di divieto di pesca e di balneazione nel fiume Paglia, ma anche, se lo riterranno necessario sulla base dei dati già in loro possesso, ordinanze che vietino l’uso dell’acqua del fiume per l’irrigazione dei campi e delle colture, anche col posizionamento lungo il corso del fiume di cartelli di divieto. Chiediamo un maggior controllo e monitoraggio degli animali – specialmente quelli selvatici, quali i cinghiali o altra selvaggina – che possono entrare in contatto con l’acqua del fiume Paglia.