Si terrà il 21 novembre, alle 18.00, presso il bar “Montanucci” di Orvieto, la presentazione del libro di Franco Tiberi “Il podere del noce”, che racconta le vicende di una famiglia contadina toscana, sullo sfondo della seconda guerra mondiale.
Un’opera che è un insieme di tanti protagonisti ed altrettante storie, tanto che Librosì Edizioni, editore del romanzo, ha scelto di estrapolarne due racconti “Mila” ed “Antonio e Olga”.
“Personaggi e storie che hanno un ruolo determinante nel testo – spiega l’editore – per questo vogliamo dedicare un momento della presentazione proprio ad essi, con letture mirate che intervalleranno la chiacchierata con l’autore”.
“A stimolare la scrittura del “podere del noce” – spiega Tiberi – i racconti dei grandi vecchi della mia famiglia, che parlavano di quel tempo come di un periodo dove terra e patria diventavano ragione di vita e sopravvivenza”.
“Nella casata che abita il podere – dice ancora l’autore – c’è molto della mia famiglia, la sua fierezza, il dolore e la gioia che hanno vissuto e la loro capacità di dare e ricevere amore, l’unico sentimento che nulla riesce a scalfire, nemmeno la guerra. Ma non solo – come ho avuto già occasione di dire – il legame tra uomo e donna, bensì quello tra padri e figli, madri e figli, fratelli e per il proprio paese. Sentimenti capaci di resistere ed essere testimonianza di vita, come il grande albero di noce della storia”.
Franco Tiberi, autore di un precedente romanzo “Donne incasinate”, scrittore di testi teatrali, imperniati su personaggi femminili in antitesi col loro tempo “Giulia Farnese” e “Madonna Antonia ” e testi grotteschi come “I sette vizi capitali” ed “Il pironauta” è anche scultore e pittore.
“In ogni aspetto della mia arte – conclude Tiberi – metto un po’ dell’irrequietezza che ho ereditato dalla mia famiglia, un misto di nostalgia del passato e curiosità per il futuro, voglia di cambiamento e desiderio di restare ancorato alle origini. Un’alternanza che scandisce la mia vita ed ogni mia forma d’espressione, che dà colore ai miei giorni ed alle mie tele, dà forma al mio essere ed alla creta nelle mie mani e che riempie di parole la mia testa e pagine e pagine”.