ORVIETO Bed and breakfast sotto la lente della Guardia di Finanza, ma la partita Iva è necessaria o no? Nel settore dei B&B e degli affittacamere sta succedendo un vero putiferio e se prima a mettere il bastone tra le ruote ci avevano pensato gli albergatori che avevano sempre bollato come concorrenza sleale la loro attività, ora a seminare il panico sono proprio le Fiamme Gialle, con ripercussioni non di poco conto per l’intero settore.
Il motivo sembrerebbe focalizzato sulle modalità con cui i titolari dei B&B si rapportano col fisco. Da circa un mese – sembrerebbe su segnalazione di qualche albergatore – la Guardia di Finanza di piazza Marconi sta infatti portando avanti una serie di controlli tra gli operatori. E le contestazioni, emerse dai primi accertamenti, riguarderebbero proprio l’assenza di partita Iva da parte dei titolari delle strutture.
In pratica, ecco l’inghippo: la legge regionale non ne prevede l’obbligatorietà e quindi nessuno l’ha aperta ma la Finanza continua ad indagare. Con il risultato che ora tra i titolari di queste strutture è dilagato il panico oltre alle ovvie difficoltà nell’espletamento del servizio. “Purtroppo non c’è chiarezza nella materia – sostengono dall’associazione Abba che riunisce le strutture B&B di Orvieto – stiamo portando avanti una serie di incontri con Comune, Regione e Agenzia delle entrate per cercare di venirne a capo e capire soprattutto quali siano in realtà queste regole a cui ci dovremmo attenere. Ma ogni singolo ente dice la sua contrapponendosi con gli altri e noi non riusciamo a capire come ovviare al problema e come poter ritornare a lavorare serenamente».
L’associazione ha cercato anche di capire come si muovono gli altri esercizi dell’Umbria prendendo contatti con circa duemila esercizi analoghi. «Nessuno utilizza la partita Iva» dice la titolare di un B&B della Rupe citando la normativa regionale. Ora gli imprenditori chiedono anche al Comune di intervenire nella vicenda per fare chiarezza.
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