di Claudio Bizzarri
….e non solo per le temperature eccezionalmente alte. Concluse le campagne di Coriglia, a Monterubiaglio, e della cavità 254, in via Ripa Medici (controllate tutti il numero di settembre della rivista Archeo!!), entrambe con ottimi risultati, sono ancora in corso gli scavi a Crocifisso del Tufo, la necropoli di Orvieto, e nel sito di Campo della Fiera, o meglio del Fanum Voltumnae….e che gli scettici inizino a farsene una ragione. Orvieto e l’Orvietano si distinguono per una particolare vivacità nella ricerca archeologica di alto spessore che vede impegnati sul campo atenei italiani ed esteri, ma si caratterizza anche per un altro importantissimo aspetto: quello della partecipazione al grande pubblico degli scavi e dei siti medesimi, nonché per aver saputo coniugare modernità e passato, vita quotidiana culturale e radici storiche. Gli appuntamenti al Fanum con le notti bianche, volute dalla direttrice Simonetta Stopponi, da qualche anno ipnotizzano residenti e turisti in una magica atmosfera notturna, fra il vedo e non vedo, con luci sapientemente piazzate dall’onnipresente ProCiv. Quest’anno gli appuntamenti al Fanum sono stati preceduti da un’interessantissima serie di eventi serali dal titolo “Orvieto: Caput Etruriae”. E’ stato molto appagante vedere numerose persone partecipare a delle microconferenze supportate da tutta una serie di associazioni e privati, unitamente a degustazioni a tema (non dimentichiamo che è l’anno dell’Expò, il cui tema è appunto il cibo) e performances musicali. La formula è stata azzeccata di certo e si spera sia anche replicabile. Tanti gli attori impegnati nell’impresa, a riprova che se si vuole fare cose si può: il patrocinio è stato del Comune di Orvieto – Assessorato alla Cultura e allo Sviluppo Economico in collaborazione col Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano (PAAO) ed hanno portato preziosi contributi la Condotta Slow Food di Orvieto e Akebia, l’Azienda Agricola Biologica “Janas”, la Coop “Oasi Agricola”, L’Associazione Musicale “Adriano Casasole” – Scuola di Musica di Orvieto, l’Associazione Lettori Portatili e la Fisar Orvieto. S’è parlato di letteratura italiana e straniera, di acqua, di olio e di archeologia, in un susseguirsi crescente di emozioni per culminare con la presentazione degli scavi a Crocefisso del Tufo dove sono stati anche apposti, finalmente, pannelli bilingue che aiutano nella visita alle tombe. Il tutto reso possibile da un finanziamento GAL Trasimeno-Orvietano e dalla disponibilità di tanti attori che hanno garantito l’alto livello della manifestazione. Oltre alla prima sera, svoltasi nella chiesa di San Giacomo, ha riscosso grande successo la serie di concerti ed esibizioni musicali che ogni giorno, di mattina, hanno reso ancor più attraente piazza del Duomo: un ulteriore suggerimento da recepire per il futuro, magari prossimo (la stagione turistica non è terminata, Orvietani!!). E continuano anche le due campagne di scavo, direi proprio ora nel pieno delle operazioni. Aprire al pubblico siti archeologici non può che far del bene alla città ed alle aree medesime. E’ incoraggiante vedere turisti rimanere alle tombe etrusche di Orvieto per il doppio, se non il triplo, del tempo che gli avrebbero dedicato solo perché qualcuno, professionalmente preparato, lo accompagna nella scoperta di un patrimonio lasciatoci dagli abitanti della rupe 2500 anni or sono, da coloro i quali quelle tombe le hanno costruite, con tenacia alla base del masso, vi hanno pianto e banchettato, bevuto e salutato i loro cari. E’ possibile portare in vita un cimitero? La risposta è di certo affermativa, il banchetto è per i vivi ma il cibo è eterno, anche per l’anima.