Studiando gli Etruschi mi è capitato a volte di vedere le statue di alcuni degli esseri ultraterreni facenti parte della loro cultura ed ho cercato d’immaginare quale fisionomia poteva avere quellodescritto da Plinio il Vecchio, il loro mostro più celebre; Volta.
Ora ho la risposta, certo non posso averne la sicurezza ma tutto sembra ricongiungersi come i tasselli di un mosaico che formano il quadro completo.
Ma passiamo ai fatti; durante una perlustrazione di controllo del Gruppo Archeologico castelgiorgese, viene rinvenuto in una necropoli Etrusca un piccolo drago in bronzo.
Questo per me non era una novità, mi aspettavo qualcosa di simile quando cercavo di immaginare quale potesse essere l’unico animale chimerico che aveva legami con l’acqua e il fuoco il risultato era inequivocabile, il drago.
Alcuni anni fa scrivendo la storia di Castel Giorgio avevo trovato un collegamento proprio tra uno dei nostri santi protettori, San Giorgio e una leggenda Etrusca del luogo che parlava del combattimento tra Porsenna e il mostro Volta.
Certo, ora alla luce di questa scoperta non c’è da stupirsi se in quasi tutti i paesi che circondano il lago ci sono dei santi protettori sauroctoni ( uccisori di draghi ), ne ho scoperti tutta una ricca sequenza proprio attorno al confine tra Umbria e Lazio, lì dove un tempo vivevano gli Etruschi.
Unica eccezione è il San Giorgio di Bolsena inserito a torto in questa serie e raffigurato come uccisore di draghi, tutto a causa dell’ omonimia, il santo in questione era in realtà un discepolo di San Pietro, defunto a Bolsena durante il viaggio verso Roma e dal Pescatore risorto prima di ripartire verso la capitale dove fondò la prima chiesa del Vaticano.
Torniamo ora al drago, a prima vista il mostro Volta, sembra essere un antico spinosauro acquatico forse sopravvissuto ed evoluto nelle profonde e calde acque del lago di Bolsena, i romani lo chiamarono pistrice, il drago acquatico e lo temevano al punto che per far terminare il culto del dio Tevere/Voltumna e scacciare il mostro che lo rappresentava, chiamarono addirittura Papa Silvestro I.
Le pistrici erano dislocate nei vari luoghi vulcanici dell’Italia antica, le più note sono quelle descritte nell’Odissea: Scilla e Cariddi
L’acqua e il fuoco sono da sempre legati ai dei Veltha volsiniesi, la primordiale Diade Etrusca e quale luogo poteva meglio impersonare la loro potenza se non il lago di Bolsena dove l’attività vulcanica è attiva ancora oggi.
Il lago è considerato da sempre l’occhio della terra era il collegamento massimo con gli dei e i santi sauroctoni venivano posti lì ad estirpare gli antichi culti del mondo pagano che vi insistevano e questo sicuramente avrà dato il via alla sopraffazione del ricordo degli Etruschi volsiniesi e del loro santuario federale.
In parte così si spiega come mai il culto di Voltumna continuò anche dopo il III secolo d.C., il cattolicesimo si stava espandendo e in etruria si erano formate una congregazione di chiese nelle principali città Etrusche che seppur cattoliche, si tramandavano le feste dei loro avi.
Essi personificarono il loro dio in un santo, Sant’ Ippolito ( la data di festeggiamento 13 agosto corrisponde ) e costruirono la sua chiesa a Statonia, ( Civita di Grotte di Castro ), nel II secolo a.C. divenne prefettura romana ma dopo alcuni secoli. Orvieto decise di far terminare il proseguimento dei sacri riti, riuscì infine a farla demolire con l’occasione del miracolo del Corpus Domini e la relativa costruzione del duomo, non è per caso che il miracolo fu traslato nella sede della diocesi orvietana, circostanza questa penso sia unica al mondo,.
Questi, sembrano ricordi di un mondo passato ma non è così, il mostro Volta degli etruschi esiste ancora, sotto le mentite spoglie del segno del capricorno.