di Davide Orsini
Ritorno ad occupare brevemente lo spazio che mi viene concesso per chiarire alcune cose circa le recenti polemiche sul ruolo del presidente dell’associazione Val Di Paglia Bene Comune, Enrico Petrangeli. Enrico, mi permetto di chiamarlo per nome visto che ci conosciamo da anni, credo abbia frainteso le mie intenzioni. O forse io non sono stato chiaro nell’esporle. L’evento che ha motivato il mio intervento è, come noto, il comunicato scritto dal segretario del PD locale Andrea Scopetti. Secondo me con quel comunicato Scopetti non fa altro che continuare ad usare vecchi metodi della politica cittadina. Usa messaggi per pochi intenditori, attribuisce secondi fini ad associazioni nate dopo l’alluvione del 12 Novembre 2012, per metterne in discussione competenze e legittime pretese di partecipazione. Allora ho pensato di tradurre mezze frasi e velate accuse in un italiano comprensibile a tutti per mettere in chiaro i termini dei suoi ragionamenti. L’elefante nella stanza non è l’associazione Val di Paglia, ma il passato di Petrangeli, che continua ad essere usato per delegittimare l’operato dell’associazione ch’egli presiede. Le accuse che in questi mesi gli sono state rivolte (accuse di opportunismo, esibizionismo, e via dicendo) rivelano uno stile tutto orvietano di delegittimare le posizioni altrui gettando fango sull’avversario. Ora, a parte qualche giornalista col pallino della storia politica locale ed interessato a smantellare l’apparato veterocomunista che si celerebbe dietro ogni angolo della Rupe, gli accusatori di Petrangeli rivendicano una verginità politica ed intellettuale che possono vantare in pochi. Solo Gianni Cardinali, per quanto mi riguarda, potrebbe avanzare simili pretese. Sugli altri, ho i miei dubbi. Il punto non è Enrico Petrangeli, ma l’uso che viene fatto della sua storia politica per delegittimare l’azione di Val di Paglia Bene Comune e per escludere i cittadini che vi si riconoscono dai processi decisionali riguardanti la riqualificazione del tratto urbano del Paglia e la sua messa in sicurezza. Val di Paglia Bene Comune non è Petrangeli, ma sono le centinaia di persone che vivono e lavorano nelle zone colpite dall’alluvione, cittadini interessati alla cura ed alla salvaguardia di questo territorio, associazioni, e via dicendo. Non escludo che qualche marpione ci abbia visto l’occasione per infilarsi di soppiatto nelle stanze che contano. Ma questo bisogna metterlo nel conto e contrastarlo con l’opera vigile di chi garantisce la coerenza delle azioni con gli scopi associativi della Val di Paglia Bene Comune. Punto e a capo. Ritengo la posizione di Scopetti e del Dr. Minervini strumentale perché dietro ad una giustificazione di tipo procedurale si cela , a mio modo di vedere, una visione tecnocratica e partitocratica della politica. Prima di ritornare negli Stati Uniti ho assistito alla nascita dell’associazione. Ho partecipato ad incontri e dibattiti su modi, forme, e scopi di tale iniziativa. Appoggio in pieno, per quel che posso vedere col mio binocolo, l’operato dell’associazione e ringrazio quanti vi partecipano e continuano a farlo nel disordine istituzionale e politico che (s)governa il territorio orvietano. Su questo non ho dubbi. Come non ho dubbi sul fatto che il passato (di una comunità o di un individuo) non determina necessariamente il futuro. Per cui mi limito ad osservare cosa viene fatto e proposto da Petrangeli, senza pensare a cosa faceva 20 anni fa (tra l’altro non mi pare abbia commesso reati). Se qualcuno invece ha responsabilità o secondi fini da attribuirgli lo faccia alla luce del sole e non attraverso messaggi cifrati ad uso e consumo del piccolo mondo politico locale. E soprattutto non si usi Petrangeli come pretesto per escludere masse di cittadini da processi decisionali che riguardano il futuro di Orvieto. Con questo, spero di aver chiarito quanto intendevo dire e fare.