di Laura Calderini
Rispondo alla indignazione di un dipendente del nostro ospedale che, dopo aver letto “La filastrocca del Pronto Soccorso” ne ha contestato il contenuto accusandomi di parlare senza conoscere le condizioni di disagio in cui tutti i dipendenti sono costretti a lavorare e, quindi, di concorrere alla “svalutazione” e al “depauperamento”, ormai in atto da tempo, di questa struttura.
Non entro nel merito, non ne sarei all’altezza, delle beghe politiche, baronali, amministrative o quant’altro, sottese alle scelte aziendali di un ente, che sicuramente stanno alla base delle tensioni interne all’ente stesso.
Posso semmai comprendere, da lavoratrice dipendente ultradecennale, le difficoltà di chi lavora e i sentimenti generati da tali difficoltà.
Ma forse proprio per questo, sono in grado, di riconoscere la maleducazione e l’ignoranza con cui una mansione, qualsiasi, a qualsiasi livello e in qualsiasi contesto, viene svolta.
Maleducazione e ignoranza che non possono essere giustificate per nessuna ragione, pur legittima.
La malattia non è una colpa e chi soffre non va rimbrottato ma trattatto con rispetto.
In tutto ciò deve escludersi alcun riferimento negativo alla capacità professionale di chicchessia.
Ribadisco, invece, se ce ne fosse bisogno, la mia assoluta considerazione e la mia gratitudine per una struttura e per gli indubbi ed essenziali servizi che garantisce, che fa parte della nostra realtà e della nostra identità.
Auspico perciò che tutti, pazienti e personale ospedaliero in genere, non si considerino portatori di interessi contrapposti ma cittadini uniti per la salvaguardia di interessi collettivi quali il diritto al lavoro, da una parte, e il diritto alla salute, dall’altra, in tutta la loro dignità e pienezza.
Orvieto, 11 gennaio 2015 Laura Calderini