di Claudio Bizzarri
In una New Orleans, Louisiana, stranamente gelida, fra poche ore, nel meeting annuale più importante organizzato oltremare dall’Archaeological Institute of America (http://www.archaeological.org/), va in scena per 20 minuti tondi tondi lo scavo di via Ripa Medici ad Orvieto. Si tratta dell’indagine archeologica che ha visto conquistare proditoriamente le prime pagine dei siti web per la presunta scoperta di “piramidi etrusche”; una brutta operazione di disinformazione giornalistica, partita proprio dagli States, che ha giocato un ruolo a livello internazionale, facendo scattare all’epoca il grilletto di un‘arma caricata a salve, senza sapere che si andava ad anticipare la reale scarica a pallettoni che tale scoperta ha per la ricerca nel campo dell’Etruscologia. Il prof. David B. George e Claudio Bizzarri, direttore del PAAO, relazioneranno sui primi 4 anni d’indagine effettuati in quel complesso ipogeo che, anno dopo anno, riserva sorprese sempre più eclatanti oltre che abbondanti…….la cavita 254, come risulta dal censimento regionale, infatti merita oggi un appellativo differente: andrebbe chiamata la grotta del Guerriero. Uno degli ultimi rinvenimenti riguarda una rara terracotta templare che rappresenta un guerriero inginocchiato, rivolto verso sinistra, col volto alzato e la bocca spalancata. Un formidabile frammento di una decorazione pertinente ad un edificio sacro che probabilmente ritrae uno degli eroi della saga dei Sette contro Tebe, più precisamente il gigante Capaneo il quale, reo di aver offeso direttamente Zeus, viene colpito dal fulmine distruttore del padre degli dei. Rimane da capire cosa sia stata la cavità tronco-piramidale in origine e questo forse sarà chiaro solo al termine delle indagini, che al momento non è possibile fissare in un anno, due o dieci, in quanto gli strati archeologici che la riempiono, ricchissimi di materiali ceramici databili al V secolo a.C., sembrano non aver fine. E la grotta, grazie anche alla fattiva collaborazione dei proprietari, è stata visitata da moltissimi Orvietani e da altrettanti “forestieri”, sui quali il fascino della Orvieto Ipogea fa sempre una fortissima presa.