di Dante Freddi
Gli stati generali del turismo si sono riuniti sabato mattina nella sala del Consiglio comunale di Orvieto. È stato un incontro estremamente proficuo per gli amministratori e gli operatori intervenuti, per quelli che hanno voluto ascoltare e capire il messaggio.
È stato lanciato un grido d’allarme delle nostre carenze strutturali e affibbiata una sberla a chi è abituato ad imputare ad altri i propri problemi: allo Stato, alla tassa di soggiorno, agli amministratori o agli operatori, alla crisi, alla pedonalizzazione di piazza del Popolo, al tempo, alla Coop .
L’incontro, introdotto dal sindaco di Orvieto, è stato aperto da una lucida relazione della dottoressa Luisa Borgna, dell’ufficio turistico, che ha rilevato con puntualità le potenzialità su cui potrebbero contare Orvieto e l’Orvietano per comporre l’offerta, il prodotto da proporre sul mercato turistico.
La dottoressa Borgna ha sottolineato che la città ha bisogno di una partecipazione attiva dei cittadini alla confezione dell’idea di città, per raggiungere il livello di eccellenza richiesto dal turismo moderno, in cui gli attori sono sì offerta di servizi, eventi, accoglienza, ma insieme a mobilità, viabilità, segnaletica, pulizia, arredo urbano, vivibilità. Prioritario, imprescindibile: o tutta la città rema nello stesso verso o nulla.
Poi è stato proiettato un video promozionale di Orvieto, puntato sull’emozione, bello, senza racconto ma ben confezionato. Il giudizio è relativo, perché non è stato riferito su che mezzi verrà veicolato e per comunicare cosa.
Il dottor Matteo Bonazza, il consulente che è intervenuto per illustrare le condizioni in cui versa il turismo nostrano, dopo averci comunicato che i turisti a Orvieto restano 1,48 giorni di media, cosa che più o meno sapevamo da decenni, ha avvertito: “Orvieto sta uscendo dal mercato, è un problema di sistema, manca il prodotto, ci sono soltanto le potenzialità”. Uno schiaffo per chi pensava che tanto il “mordi e fuggi” era una modalità di fruizione della città, insoddisfacente ma ormai consolidata e bene o male mantenibile. C’è un punto di non ritorno in cui ci si gioca tutto, i competitori nel mondo dell’accoglienza sono aggressivi e quello che poteva bastare per tenere in piedi un sistema traballante potrebbe non essere più sufficiente. Se quello che sappiamo offrire è soltanto una camera sulla tratta Firenze- Roma, presto saremo spazzati via.
Bonazza ha rilevato carenze di fondo nella più elementare comunicazione di tutti gli attori che si occupano di turismo, con siti web che soltanto in pochissimi casi sono leggibili in modalità “mobile”, dove mancano gli strumenti per una acquisto diretto e quindi le strutture si devono vendere attraverso siti intermediari che pretendono il 20% di provvigione, togliendo così risorse agli investimenti. Orvieto e l’Orvietano non sono facilmente raggiungibili partendo dalla ricerca attraverso “Umbria”, mancano le più elementari azioni di indicizzazione che permettano una migliore visibilità. E così via.
Il consulente, freddo, consapevole di infilare il dito nella piaga, ha continuato evidenziando come poter intercettare le nuove tendenze del turismo, come organizzarsi per trovare il cliente, ha lanciato stimoli per costruire quanto non c’è e per valorizzare quanto c’è, per ragionare.
Alle dodici o giù di lì, un operatore del settore usciva dalla sala lamentando che “sì, vabbè, ma sono due ore che parlano, noi quando interveniamo!”.