Il cammino dell’umanità nella storia, alterna momenti esaltanti e luminosi a momenti di depressione e di oscurità. A questi ultimi, che sembrano a volte più numerosi dei primi, appartiene il tempo che viviamo. La crisi economica si è intrecciata con una generale crisi politica e sociale e talvolta non si riesce a intravedere vie di uscita. Di qui, il senso di delusione e di sconforto. In questo contesto risuona, ancora una volta, l’annuncio di gioia e di pace del Natale. Ma quale senso può avere questo annuncio? Non è forse una nota stonata e fuori posto? Eppure di anno in anno la Chiesa non si stanca di riproporne il messaggio. Anzi proprio nei momenti più oscuri risuona più forte. Perché? Il motivo è che Dio ha assunto la nostra natura umana in maniera così totale che nulla di ciò che appartiene all’uomo è estraneo a Lui. Non soltanto quello che nell’uomo c’è di grande, di nobile, di bello, ma anche quello che c’è in lui di piccolo, di debole, di misero. Dio è entrato nella storia caricandosi di tutto il peso della condizione umana, che è condizione di fragilità, di peccato e di morte. E’ questo il realismo, la serietà dell’Incarnazione. L’uomo perciò non è solo, non vive, non lotta, non soffre e non muore da solo, ma Dio è con lui. E lo è definitivamente. Questo significa che il destino storico dell’umanità non può essere il fallimento. Con noi è il suo amore e la sua volontà di salvezza. Questa è la certezza che sostiene la Chiesa e le dà la forza di annunciare a Natale, anche nei momenti più bui e drammatici della storia, la gioia per la venuta di Cristo in mezzo a noi. E se Dio è con noi, il suo disegno di salvezza è già in atto e giungerà certamente a compimento.
+ Benedetto Tuzia